Milano 14 Dicembre – Il destino della sinistra italiana è affidato a una serie di obbligazioni subordinata. Il parallelismo con uno dei prodotti finanziari più discussi degli ultimi giorni in Italia arriva dall’ultrarenziano Claudio Cerasa, direttore del Foglio, che sul suo quotidiano prova ad analizzare i rischi che comporta investire nel Partito democratico guidato da Matteo Renzi, visto come un broker che offre cinque titoli ad alto rendimento, ma che per loro natura sono anche ad altissimo rischio: “L’investimento sul dinamismo del premier è un investimento ad alto rischio – scrive Cerasa – e dunque può fruttare alla grande. Ma in caso di fallimento dell’obbligazione Leopolda i rischi sarebbero molto alti, e forse non solo per chi ha investito in quell’azione”.
I guadagni – Dal punto di vista del rendimento, il primo punto che ha fatto guadagnare la quotazione dell’obbligazione renziana è stata la rottamazione fatta più a livello nazionale che locale, che ha permesso una “mutazione genetica” del partito trasformando quel carrozzone veterocomunista che non riusciva più a vincere. Secondo punto è la riforma del lavoro: “all’insegna di una nuova flessibilità innervata sulle tutele crescenti”, con l’abolizione di fatto dell’articolo 18 tanto caro alla sinistra e spezzando “le catene con l’ossidata e soffocante ideologia sindacale”. Terzo punto sono le riforme istituzionali, quella elettorale e del Senato sulle quali Renzi ha basato tutto il suo programma di governo e sul quale si giocherà tantissimo il prossimo anno con il referendum. Quarto punto è la politica fiscale, tutta da verificare, ma fondata sulle promesse di riduzione della pressione dell’Ires di tre punti, rinviato al 2017. Quinto punto è il nuovo rapporto con la magistratura, con la riforma sulla responsabilità civile dei magistrati, simbolica per stessa ammissione di Cerasa.
I rischi – Come tutte le obbligazioni subordinate, però, il pericolo di perdere tutta la posta in gioco è dietro l’angolo. Secondo Cerasa non c’è solo il pericolo delle elezioni anticipate e la precarietà della maggioranza al Senato a minacciare l’incasso negli investitori renziani. Il governo corre i maggiori pericoli nella finanziabilità delle riforme che richiede una riduzione importante della spesa pubblica. Un obiettivo non facilissimo se l’ultima operazione di spending review non sarà efficace. C’è poi il rischio rappresentato dal caso del crac bancario e l’indecisione della maggioranza sulle liberalizzazioni “mancate e rinviate, la timidezza sul ddl Concorrenza, la difficoltà a intervenire su questo terreno – continua Cerasa – con la stessa durezza con cui Renzi è intervenuto sulla riforma del lavoro”. (Liberoquotidiano)
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