Così Renzi frega le imprese

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Milano 16 Dicembre – Dal Bomba c’era da aspettarselo, ma l’ennesima promessa-fuffa fa ancora più male visto che riguarda il mancato taglio delle tasse sulle imprese. Nelle bozza della Legge di Stabilità, con un colpo di mano dell’ultimo minuto, è infatti scomparsa la riduzione di tre punti percentuali dell’Ires(imposta sui redditi delle società) prevista per il 2016. La misura avrebbe garantito a società di capitali e grandi gruppi e, in percentuale minore, anche alle Pmi, un risparmio complessivo di 1,2 miliardi tasse per il prossimo anno, beneficiando così circa 620mila realtà, tra aziende e gruppi di società.

E invece il governo Renzi ha fatto l’ennesimo passo indietro, trasformando in aria fritta la promessa del ministro del Tesoro Padoan di «anticipare al 2016 misure che abbiamo già previsto per il 2017, segnatamente l’Ires». Perché ciò potesse avvenire, c’era bisogno che l’Ue concedesse ulteriore flessibilità sui nostri conti. Ma laddove sui soldi utili a fronteggiare l’emergenza migranti Bruxelles ha chiuso un occhio, accettando l’incremento del deficit, sulle tasse alle imprese è stata intransigente: nessun ulteriore sforamento.

Certo, tutta colpa dell’Europa come sempre. Ma anche il governo Renzi non doveva avere proprio a cuore questa misura, se è vero che ha preferito destinare altrove il miliardo e 200 milioni necessario a finanziarla. Quel pacchetto di soldi che avrebbe potuto far respirare un po’ le aziende nostrane verrà infatti utilizzato per sovvenzionare mance elettorali, come il bonus cultura da 500 euro per i diciottenni (che costerà allo Stato circa 300 milioni), la risibile misura una tantum per la forze di polizia, con un’aggiunta mensile in busta paga di 80 euro, che però si esaurirà già a fine 2016 (costo totale, circa 500 milioni); o misure interventiste sulle opere pubbliche che rischiano di tradursi solo in una mangiatoia per chi vincerà gli appalti: la cosiddetta azione di “riqualificazione delle periferie” costerà allo Stato circa 500 milioni. Non mancano poi azioni poco consistenti da punto di vista economico, ma magnifiche dal punto di vista simbolico, come i 3 milioni destinati al ministero della Salute per monitorare l’attuazione dei piani regionali antideficit. In sostanza, si spendono soldi per controllare che non vengano spesi troppi soldi. Solo un genio come Renzi poteva inventarsi una cosa simile…

Alla fine della fiera, questa ennesima truffa sul taglio tasse conferma che ogni volta, quando c’è un categoria da sacrificare e dissanguare, si vanno a colpire i soliti soggetti, quelli che da sempre producono e da sempre vengono vessati: sissignore, gli imprenditori. Renzi è stato prontissimo ad adottare il provvedimento salva-banche, necessario anche se sbrigativo, troppo ubbidiente a Bruxelles e dannoso per i titolari di obbligazioni subordinate. Ma se si tratta di varare una misura salva-imprese, allora aspetta e spera. Il premier è disposto piuttosto ad portare avanti colpevoli omissioni stanga-imprese o strozza-imprese, quando è il caso; oppure a mettere in atto una più subdola azionefrega-imprese: finge e promette di tagliare loro le tasse, per poi accorgersi che non si può fare e assicurare che la misura è rimandata al prossimo anno, o comunque al più presto. E considerato il personaggio, c’è poco da fidarsi

Gianluca Veneziani (L’Intraprendente)

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