Milano 16 Dicembre – E’ proprio una passione incontenibile quella di Matteo Renzi per i magistrati.
Deve soffrire di qualche complesso d’inferiorità verso la casta togata. Azzardiamo. Magari in gioventù, fra una ospitata alla Ruota della fortuna di Mike Bongiorno e un raduno Scout, ha provato pure il concorso in magistratura senza riuscirci. E da allora è rimasto con questo sogno irrealizzato nel cassetto. Uno psicologo bravo potrebbe darci una risposta su quali sono gli effetti in età adulta delle rinunce adolescenziali.
Non si spiega, altrimenti, il fatto che per le prossime elezioni amministrative di Napoli il Premier di Pontassieve abbia pensato al dott. Giovanni Corona come candidato sindaco del Pd. Al posto di De Magistris, magistrato a sua volta.
Il dott. Giovanni Corona, che in pochi conoscevano prima della sua passerella trionfante alla Leopolda sabato scorso, è un sostituto procuratore della Repubblica in servizio presso il Tribunale di Napoli Nord.
Non ci interessa sapere cosa abbia fatto di così mirabolante per meritare l’endorsement di Matteo Renzi. Qualsiasi cosa abbia fatto, infatti, rientra nei suoi compiti. Di magistrato della Repubblica italiana. Se poi fare il proprio lavoro con “disciplina ed onore” come recita la Costituzione a proposito dei dipendenti pubblici è un titolo di merito e non la normalità delle cose, è un altro discorso.
Ma il tema importante non è questo. Matteo Renzi in questi anni di governo ha farcito di magistrati, più di un panettone ripieno, il suo cerchio magico.
Abbiamo il dott. Cantone come capo dell’Anticorruzione e il dott. Gratteri come presidente della commissione per la riforma del codice di procedura penale. Anzi, per quest’ultimo se non ci fosse stato il veto di Napolitano, aveva immaginato il ruolo di Ministro della Giustizia. Prima che decidesse di cacciare il sindaco di Roma Marino, aveva ritenuto di affiancargli come tutore il dott. Sabella. Il dott. Quattrocchi è il delegato alla legalità del comune di Firenze. E non parliamo del presidente piddino della Puglia, il dott. Emilano, o della pletora di magistrati vari che ricoprono incarichi nel governo. Un assedio. Impossibile citarli tutti.
Questa sudditanza verso gli uomini in toga è la conferma del fatto che l’esecutivo Renzi, non eletto da nessuno, invece di rappresentare il nuovo, la mitica rottamazione, è l’emblema del più triste statalismo possibile. Dove il potere è gestito da magistrati e prefetti. Funzionari pubblici che hanno vinto un concorso e non sono stati eletti da nessuno. Ma lo sappiamo. A Renzi le elezioni non piacciono.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.