Milano 22 Dicembre – E’ stata confermata nel processo d’appello la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado all’ex primario della clinica Santa Rita di Milano Pier Paolo Brega Massone. E’ stato assolto un altro medico, Marco Pansera, mentre è stata ridotta da 30 a 25 anni di carcere la pena per Fabio Presicci. “Non ero un serial killer, la mia priorità è sempre stata quella di dare ai pazienti la sicurezza” aveva affermato in aula Pier Paolo Brega Massone nel corso delle dichiarazioni spontanee nel processo d’appello sul caso della ‘clinica degli orrori’. In primo grado il chirurgo era stato condannato all’ergastolo. Il 9 aprile 2014 Brega Massone – a cui sono già stati inflitti in via definitiva 15 anni e mezzo di carcere per truffa e per una ottantina di casi di lesioni nel primo filone processuale – era stato condannato al carcere a vita con isolamento diurno per 3 anni. Per i giudici di primo grado l’ex primario uccise Giuseppina Vailati, 82 anni, Maria Luisa Scocchetti, 65 anni, Gustavo Dalto, 89 anni, e Antonio Schiavo, 85 anni. Tutti anziani portati, secondo l’accusa, “sul tavolo operatorio” senza alcuna giustificazione clinica per interventi “inutili” effettuati al solo fine di “monetizzare” i rimborsi del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata. In primo grado erano stati condannati anche Fabio Presicci e Marco Pansera, due chirurghi che facevano parte dell’equipe di Brega, rispettivamente a 30 anni e a 26 anni e 2 mesi di carcere, e altri quattro imputati, tra cui due anestesisti, a pene comprese tra un anno e 2 mesi e due anni e tre mesi. Nel processo d’appello, il sostituto pg di Milano Massimo Alfredo Gaballo ha chiesto la conferma dell’ergastolo per Brega Massone, una riduzione della pena per Presicci e l’assoluzione per Pansera. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, l’ex primario ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee in aula, rivolgendo loro un appello e ribadendo la sua innocenza. “Vi chiedo accoratamente di valutare la mia persona per quello che è sulla base degli atti del processo – ha sottolineato – non per come è stata descritta. Da quando sono in carcere ho avuto come unica preoccupazione la mia famiglia – ha proseguito – quello che a me interessa è la salute di mia figlia e di mia moglie”. Poi ha raccontato di aver perso 16 chilogrammi da quando è detenuto in cella “a causa anche della situazione carceraria che mi ha minato”. E ha affermato di aver “sempre agito in scienza e coscienza”. E’ intervenuto in aula anche Fabio Presicci che, come Brega Massone, ha respinto le accuse. “Mi hanno descritto come un killer e un macellaio – ha riferito – ma io ho sempre messo al corrente i pazienti della nostra strategia perché, quando si presentava un caso delicato, il nostro obbligo era quello di impostare una terapia. Nessuno ci ha mai chiesto che cosa provavamo quando tornavamo a casa, dopo che un paziente ci aveva lasciato e, nonostante questo, dovevamo continuare a svolgere la nostra professione”. Il chirurgo ha citato, infine, una lettera di solidarietà inviata nei mesi scorsi dall’oncologo ed ex ministro Umberto Veronesi. (RaiNews)
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