Milano 22 Dicembre – Al lavoro risultava quasi cieco, ma una volta dismessi i panni del centralinista indossava quelli militareschi del “softair”, quella disciplina che simula sparatorie con armi finte.
Dove, per definizione, bisogna avere una buona mira. Ma questa volta ad essere impallinato è stato proprio lui, aiutato dall’ingenuità di postare su facebook evidenti elementi a suo carico: in immersione con bombole e maschera, nei boschi in mimetica, in “prima linea” con armi d’assalto, riproduzioni fedeli di quelle in dotazione alle forze armate.
I primi sospetti – dicono appunto dalle Fiamme gialle varesine – “sono emersi anche a seguito del monitoraggio dei social media, nei quali è stato possibile condividere immagini e video che ritraevano il soggetto indagato, sulle colline circostanti il Varesotto, con altre persone ed in uniforme mimetica, dedito alla pratica del softair”.
Un quadro pesante, secondo le accuse della Guardia di Finanza di Varese.
Tale pratica – spiegano i finanzieri – consiste in attività ludica e ricreativa svolta all’aperto, basata sul tiro tattico sportivo “nella quale, l’ottima vista, costituisce certamente elemento di prioritaria importanza per non essere, sopraffatto nel corso dei combattimenti, che avvengono con riproduzioni di armi vere ma che sparano pallini di plastica di pochi millimetri. Nel prosieguo delle indagini è stato accertato che il soggetto risultava affetto da un grave deficit visivo riscontrato nell’anno 1990, da una commissione medica di Palermo”.
Nel 2006, – continuano i militari – a seguito di un bando di concorso per posti riservati a disabili, “veniva assunto, quale centralinista non vedente, in un’amministrazione pubblica con sede a Varese, poiché in possesso dei requisiti previsti.
Alla luce della riconosciuta invalidità oltre al posto di lavoro riservato,allo stesso veniva erogata anche una pensione di invalidità nonché di sostegno al lavoro”.
Tuttavia nel corso del 2011 veniva sottoposto ad una visita di controlloda parte della Commissione Medica Superiore dell’INPS di Varese, con l’obiettivo di accertare l’eventuale aggravamento della patologia di tipo degenerativo, a suo tempo riscontrata.
In quella sede, gli veniva constatata una carenza visiva ma non così invalidante da consentire all’impiegato pubblico di poter continuare a percepire la pensione di invalidità e di mantenere i requisiti previsti per l’assunzione ed il mantenimento del posto di lavoro.
L’impiegato, per nulla preoccupato, continuando a dedicare il proprio tempo libero alla pratica del softair, si è ben guardato dall’informare l’amministrazione di appartenenza circa l’esito delle nuove risultanzedegli accertamenti medici a cui era stato sottoposto, conscio del fatto che avrebbe potuto perdere il posto di lavoro, riservato ai portatori di handicap.
Le indagini della Procura della Repubblica si sono svolte in concerto con la Direzione Provinciale dell’INPS di Varese, ente responsabile della gestione dei flussi di spesa.
Nel corso delle attività è stato accertato che era già in corso, da parte dell’ente previdenziale, un’azione di recupero delle somme che indebitamente erano state corrisposte mediante l’invio di bollettini di pagamento che, ad oggi, sebbene in scadenza, o già scaduti risulterebbero non ancora saldati.
All’indagato è stato notificato l’avviso di conclusione indagini. Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare la presenza sul territorio varesino di altri soggetti che, illecitamente, sottraggono risorse destinate al sostegno di chi realmente ha diritto a percepire i benefici previsti dalla legge. (Varese News)
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