Modigliani e Jeanne, un amore con i colori della passione

Cultura e spettacolo

Milano 30 Dicembre – Amedeo Modigliani nacque nel porto toscano di Livorno il 12 luglio 1884, in una città che però “dà gloria soltanto all’esilio e ai morti la celebrità”. Per questo, ben presto, l’estroso pittore se ne fuggì a Parigi. Il 21enne nei cafè e salotti francesi frequentò la crème de la crème dell’élite intellettuale dell’epoca:  Gertrude Stein, Picasso, Utrillo, Renoir, Gauguin, Kisling, Ortiz de Zárate… A Paris nacque l’Amedeo artista, quello che indossava una brillante sciarpa di seta al posto della cravatta, presentandosi come Modì, un gioco di parole che partendo dal cognome richiamava l’espressione”peintre maudit” (pittore maledetto).

NOIX DE COCO – Ben noto è il percorso artistico del pittore quasi come la sua turbolenta storia d’amore con la musa Jeanne. “Noix de coco”, questo l’appellativo che il giovane Modì diede a Jeanne, per via del ciuffo vagamente alternativo dei suoi capelli castani che contrastavano con l’incarnato niveo. A fregare il pittore i due occhi azzurrissimi e leggermente strabici dell’affascinante ragazza. Figlia della Parigi bene, il padre era capo contabile dei magazzini Bon Marché, la madre una casalinga irreprensibile contraria a qualsiasi deviazione dalla norma cattolica. La storia con l’artista scapestrato non era quindi accettata a casa Hébuterne. Timida ma dal carattere deciso lei si ribellò alla famiglia e andò a convivere col fascinoso toscano, 14 anni più grande di lei, divenendo fin da subito la sua amante.

L’AMORE (IN)FEDELE –  Un rapporto difficile fatto di passione, amore, e dall’impazienza di un pittore che non riusciva a vendere una sola tele e affogava i dolori nell’alcol. Dall’altra parte una ragazza timida e paziente che gli amici di Modigliani ritenevano scialba e senza appeal. Eppure Jeanne, sopportava tutto, compresi i tradimenti continui di Amedeo, sostenendolo con una cieca devozione. Perfino durante la sofferta gravidanza che portò alla nascita della loro figlia Jeanne. La loro fu una storia difficile e non solo per il turbinoso atteggiamento del pittore maledetto. C’era la fame, gli affitti arretrati, l’ostinazione degli Hébuterne che li lasciarono vivere in un freddo appartamentino per punire la figlia della condotta peccaminosa.

VITA NOVA – Jeanne e Dedo, tra passione e stenti, dipingevano nell’appartamento parigino. Un amore testimoniato anche dalle moltissime tele dedicate alla donna che, fra le tante, fu la più importante. Le condizioni di vita precaria da perfetti bohémien, però, li indebolì nell’animo e nel corpo. Amedeo, ricordato per la sua dedizione a sesso, droghe e alcol si ammalò di tubercolosi. Il pittore che cominciava a riscuotere successi voleva sposare Jeanne e iniziare una nuova vita, come dimostrano le sue lettere, ma il 15 gennaio entrò in coma a causa della meningite tubercolare. Stava dipingendo il ritratto di Mario Vorvogli sul quale aveva scritto “Hic incipit vita nova”.  Spirò all’Hôpital de la Charité tra le braccia di Jeanne dopo strazianti ore di delirio. Era il 24 gennaio del 1920. La Hébuterne, al nono mese di gravidanza, fu subito portata nella casa dei suoi genitori. La devozione della donna non venne mai meno. Fedele fino all’ultimo, all’indomani del funerale, la musa si gettò da una finestra al 5 piano e solo nel 1930 le fu concesso di riposare accanto al suo Modì. (Libreriamo)

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