Milano 31 Dicembre – Raccontare Milano oggi, con le sue contraddizioni, i suoi profumi bastardi, i suoi quadri grigi di rassegnazione. E sperare che la sua anima non si sbricioli tra le mani, come un pezzo di pane stantio. Milano e la sua immagine di fierezza, di laboriosità, di cultura, oggi ferita e umiliata dalla crisi, dal pressapochismo di un’amministrazione inconcludente, dall’insicurezza dilagante. Milano violata dal degrado, dall’orrore dei graffiti sui Monumenti, dalla violenza irrazionale, dall’occupazione indiscriminata di profughi e Rom.
Raccontare di una città che non sa sognare e non fa sognare. E ricordare una città dinamica, accogliente, con l’abbraccio del sogno. Era, Milano, la speranza per un lavoro, per un futuro migliore. Era guardare oltre l’orizzonte per i tanti che lasciavano il Sud, la provincia, la campagna. Era l’Università, la fabbrica, la casa, il pane. Era quella Milano lì, rispettosa delle tradizioni, aperta alle novità culturali, capace di sperimentare nell’imprenditoria, capitale nell’economia. Era un Museo a cielo aperto, la scoperta di luci e colori che profumavano di ironia e di buon senso. Era l’incontro con il cuore dei milanesi doc, disponibili e veri.
Oggi Milano è scoppiata: le sinergie uccise dalle ideologie dogmatiche, la coesione sociale interrotta, la giustizia, il diritto buttati alle ortiche, l’accoglienza a senso unico, al di là dei milanesi, l’etica come coerenza e attenzione inesistente.
A Capodanno vorrei ridare a Milano, nell’anno nuovo, la capacità di sognare. Sognare grandi progetti, respirare il cielo della fattibilità, creare speranze, collaborazione, condivisione. Per ripartire dall’anima più autentica di Milano. Per riascoltare le voci delle sue grandi potenzialità
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano