Quando lo Stato violenta la dignità ed è ubriaco di potere

Approfondimenti Le storie di Nene

Milano 9 Gennaio – Ha sparpagliato il “tesoro” del Pane Quotidiano sul tavolo. Ha messo il pane, il latte, il formaggio nel frigo. Ha contato i biscotti come fosse un rosario, quattro per ogni giorno della settimana. Ha mangiato avidamente una banana, il regalo prezioso del bottino. Seduta sulla sedia ha aperto una scatola di carne. Lentamente con la mano ha centellinato i pezzi. Ha poi reclinato il capo per dormire. Con l’apatia di chi non riconosce il tempo, di chi sopravvive per inerzia. Quasi che la vita non avesse un perché, quasi che la realtà degli altri non esistesse, chiusa e accartocciata nell’unico pensiero del cibo e del problema di come procurarlo. Ed è contenta che esista il Pane Quotidiano, è felice per quella casa popolare con la finestra rotta, i muri neri di vecchiaia, la poltrona zoppa, il televisore che va a singhiozzo. Una donna violentata nella sua dignità. Perché la violenza psicologica di uno Stato ubriaco di egoismo e di ingiustizia sociale ha violentato la sua anima. Uno Stato parolaio che scarica i più deboli, che dimentica i diritti, teorizza sul rispetto e sulla solidarietà, ma riesce a disintegrare in chi vive in uno stato di bisogno, la consapevolezza di essere un valore, sempre e comunque.

E se giustamente gridiamo di indignazione per le novanta donne violentate in Germania da profughi ubriachi e drogati, con altrettanto sdegno dovremmo quantificare le vittime di violenza psicologica che uno Stato assente e drogato di potere sa creare.

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