Milano 11 Gennaio – C’è stato lo sgombero, pochi giorni fa, del “Circolino” villetta occupata in Ripa di Porta Ticinese. Finalmente, per i residenti, ma non per gli abusivi del Centro sociale che di sociale hanno soltanto l’egoismo di fare i propri comodi. E così gli Antagonisti hanno deciso di usare il linguaggio della protesta, dell’insulto, della supponenza imbrattando di scritte e di graffiti i muri fra piazza XXIV Maggio e la Darsena. Ancora una conferma che i protagonisti dello scempio non rispettano né le leggi né le convenzioni della convivenza civile. Né soprattutto sono integrati nell’attuale società, ma ritengono i loro diritti prioritari, con la tacita benevolenza di chi in questi ultimi anni li ha coccolati. E chi disserta sull’arte dei graffiti, sulla loro bellezza formale, forse dovrebbe riflettere. Perché a Milano, spesso, rappresentano rabbia, protesta, volontà distruttiva. Come si spiegherebbe diversamente la ferita di tanti scarabocchi ai palazzi storici, alle Chiese, alla Metropolitane? Forse pensare che sono grida di protesta contro lo Stato e l’ordine riconosciuto non è lontano dalle loro intenzioni. Riferisce Repubblica: “Fra le scritte tracciate con vernice spray, anche “il Circolino non si tocca”, “liberi tutti” e “Acab”, anagramma di “All cops are bastards”, vale a dire “tutti i poliziotti sono bastardi”. Sull’episodio indaga la polizia locale, che sta studiando le immagini delle telecamere di sicurezza nel tentativo di individuare i responsabili degli imbrattamenti.” E allora diventa un problema serio riconoscere chi fiancheggia più o meno tacitamente gli autori di tanto antagonismo. Di chi si pone al di là delle leggi e dei diritti altrui. Perché ricordano anni di piombo che nessuno vorrebbe vedere ancora.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano