Quella vergogna Rossa chiamata Colonia

Approfondimenti

Milano 11 Gennaio – Questo articolo prende le mosse da un clamoroso svarione de Il Giornale, che aveva ritenuto vero ed attendibile un cosiddetto Osservatorio Antifascista, pagina Facebook che già dalla descrizione si qualifica come satira. In sostanza, aperto da uno degli admin di Comunisti? Dove? Dove? Il gruppo fa il verso all’antifascismo Italiano. Per cui no, il messaggio che giustificava gli assalitori di Colonia in quanto, poverini, mancanti di femmineo affetto non è il parto di una mente sinistra. Ovviamente a seguito dell’articolo un esercito di maestrine dalla penna rossa si è scagliato contro il quotidiano che fu di Montanelli, sbertucciandolo. Come sovente accade, quando si parte con la lapidazione dell’avversario, si rischia di perdere di vista le cose importanti. Ad esempio la mole ignobile di teorie ancora peggiori che sono girate ovunque in questi giorni. Qui le raccoglieremo e le racconteremo per dimostrare che sì, l’Osservatorio Antifascista è un covo di troll, ma i figli di troll post comunisti, in taluni casi, pensano davvero che gli immigrati vadano giustificati. Quando va bene. Quando va male si chiamano Vauro.

La prima perla è del Corriere della Sera. Si arriva ad ipotizzare che i fatti di Colonia dipendano da una rete di razzisti, xenofobi, fascioleghisti (questa l’ho aggiunta io) che hanno creato questo ed altri simili episodi per aumentare l’odio nei confronti degli immigrati. corriere stupri

Ovviamente l’intero assunto è delirante, ma è anche interessante perché parte dalla diffusissima idea che l’immigrato, in quanto bisognoso, è indiscutibilmente buono. Dopotutto, che senso avrebbe aiutare gli ultimi, se gli ultimi non fossero moralmente superiori a quei vicini di casa che ignoriamo, a quegli anziani che facciamo finta di non vedere ed a quei colleghi che calpesteremmo volentieri? Questa è la classica posizione radical chic: si ama il popolo come ente astratto, anche perchè nella quotidianità manco si sa come sia fatto.

Nello stesso solco c’è la Maraini (http://www.italiaora.net/dacia-maraini-colonia-le-donne-un-atto-guerra-non-dai-rifiugiati/) che dice che è impossibile, dopotutto, che ci siano profughi tra gli assalitori. I profughi che hanno rischiato la vita nel deserto non rischierebbero mai la libertà per cose così futili. Qui emerge l’animo profondamente salottiero di certa sinistra al caviale, il cui maggior sacrificio è la dieta dopo le feste. Chi rischia e vince, scopre, improvvisamente, che il rischio ha una sua misura di adrenalina. E chi si imbranca in una notte con migliaia di persone in giro, a naso, lo fa per non farsi riconoscere come singolo. Tant’è che finora ne han presi 31. non saranno stati mille gli aggressori, ma manco 31 erano quindi l’azzardo per molti ha pagato. Il rischio non è qualcosa che i salotti comprendano. I disperati ed il proletariato sì. Ah, per la cronaca, su 31 arrestai 18 eran profughi.

Il punto più basso è Vauro, come sempre. Vauro fa una vignetta che non riporterò, in cui si dice che le nostre donne le stupriamo noi. La stupidità della frase non merita commento, quello che interessa è l’idea, ancora una volta da senso di colpa del piccolo borghese arricchito, per cui se i nostri uomini stuprano, allora non possiamo prendercela con gli stranieri che lo fanno. Unito con il disgustoso habitus mentale per cui dire “le nostre donne” sarebbe reificare la donna, farne un oggetto e possederla. Questa confusione l’ho visto fare anche a gente che vorrebbe essere colta con una volontà che supera di molto gli scarsi mezzi. Il punto è che “nostro” vuol dire molte cose. Ma non necessariamente vuol dire possedere. Quello, appunto, è un significato che ha a che fare con gli oggetti. Presenti o assenti. Assenti, come ad esempio il cervello dei radical chic, mandato all’ammasso in nome del politicamente corretto. Per cui, se Vauro parla di “mio” cervello, fa bene e va assecondato. Compatendolo per la perdita incolmabile.

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