Milano 14 Gennaio – L’ex bocconiana Martina Levato, “l’acidificatrice” di Milano, dopo i 14 anni di reclusione in primo grado per le lesioni al giovane Pietro Barbini, cumula un’altra condanna per le “punizioni” inflitte con l’acido muriatico ai suoi ex amanti. Il gup Arnaldi, poco fa, accogliendo parzialmente le richieste del pm Marcello Musso, l’ha condannata infatti ad altri 16 anni di reclusione, pena scontata di un terzo trattandosi di un processo abbreviato, e con 4 anni di sconto ulteriore rispetto alle richieste del pm che erano state di 20 anni: il gup l’ha infatti assolta dall’accusa di rapina di un cellulare a una delle vittime, confermando invece gli altri capi d’accusa per associazione per delinquere, lesioni gravissime, calunnia.
IL PIANTO DI MARTINA
Martina, ingrassata, silenziosa, ha accompagnato con un pianto sommesso la lettura del dispositivo, durata una decina di minuti in un aula “off limits” per pubblico e giornalisti. Il giudice l’ha condannata anche a una pena accessoria a 3 anni di libertà vigilata quando avrà finito di scontare quella che al momento appare una pena lunghissima: 31 anni di reclusione complessivi. Anche se bisognerà aspettare la Cassazione e il calcolo sulla continuità delle pene che ridurrà di molto la reclusione. I suoi avvocati hanno anche riferito le sue prime parole dopo la condanna: «Non è giusto, non riesco a capire perché 16 anni a me e 9 anni e 4 mesi a Magnani, anche questa volta si sono accaniti su di me».
LA “SODDISFAZIONE” DI SAVI
In aula ad assistere alla lettura della sentenza, una delle sue vittime principali: Stefano Savi, lo studente universitario di 24 anni completamente sfigurato per colpa di una somiglianza con il fotografo Giuliano Carparelli, aggredito poi successivamente e scampato all’acido grazie all’apertura di un provvidenziale ombrello. «Sono soddisfatto: mi basta che siano stati condannati – ha detto Savi – non mi importa della pena. Le mie giornate sono ancora molto faticose, devo rimanere 15 ore al giorno con una maschera».
LA CONDANNA DEL COMPLICE MAGNANI
Insieme alla Levato, il giudice ha condannato a 9 anni e 6 mesi (4 anni e mezzo meno della richiesta del pm) anche il “complice” Andrea Magnani, l’impiegato di banca soggiogato da Alex Boettcher che aiutó la coppia nei “raid” punitivi contro gli ex amanti o presunti tali di Martina. Magnani, che si è sempre descritto come esecutore “inconsapevole”, in un certo senso è stato l’unico ad aver collaborato alle indagini raccontando l’aggressione a Savi e Carparelli. Ciò nonostante, è stato riconosciuto il concorso pieno nell’esecuzione delle aggressioni che, in questo processo, riguardano, per la sola Levato, anche Antonio Margarito, il giovane ex fidanzato che la ragazza tentò di evirare dopo un rapporto in auto nel parcheggio di un hotel.
RISARCIMENTI MILIONARI
I due imputati dovranno anche risarcire in solido le vittime : un milione di euro sia per Pietro Barbini che per Stefano Savi, i più danneggiati dalle aggressioni con l’acido, più centomila euro per i loro famigliari. In via provvisionale invece Margarito e Carparelli, le altre due vittime, dovranno essere risarciti con 50 mila euro ciascuno. Altre statuizioni verranno decise in sede civile.
GLI AVVOCATI DELLA DIFESA
Gli avvocati Alessandra Guarini e Daniele Barelli parlano di «una sentenza sorprendente per la differenza sanzionatoria tra i due imputati». Martina, raccontano, si aspettava una condanna ma non così elevata. Ci sarà battaglia in appello. «È stata una pena ingiusta – ha spiegato l’avvocato Guarini – perchè sull’episodio dell’aggressione a Savi la Levato è innocente, condannata su dichiarazioni di Magnani che non è certo un testimone affidabile. La stessa vittima ha sempre parlato di un uomo alto uno e novanta… È una pena ingiusta che non rieduca nessuno». (La Stampa)
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