Milano 14 Gennaio – Evadere le imposte è un reato. Evadere le impose dà meno risorse allo Stato per poter fare ciò che ritiene giusto. Lo Stato siete voi. O no? Dal discorso di Mattarella in poi il mondo liberale sta facendo i conti con il solito grande equivoco di fondo. Ma pagare le tasse è moralmente giusto? La verità, e su questo ci accompagna la millenaria dottrina della Chiesa, è che dipende. Dipende da molti, moltissimi fattori. Dipende soprattutto da chi è lo Stato. Chiariamo subito un punto, se lo Stato è ladro, criminale, genocida, invasore, assassino e quant’altro si possa trovare in una tirannia, chi paga è complice e chi denuncia è infame. Se invece lo Stato è minimo e si occupa delle uniche materie che gli appartengano, difesa, sicurezza e giustizia chi evade è un traditore, perchè indebolisce direttamente la rete che protegge la comunità. Ci viene in aiuto quindi la dottrina sulla Tirannomachia di San Tommaso d’Aquino. Quando è lecito uccidere il Tiranno? Quando la sua morte non crea più danni della sua vita. Dunque un perimetro lo abbiamo, il giorno in cui non pagare le tasse e far fallire lo Stato genera più vantaggi che tenerlo in piedi allora sarà legittimo non pagarle. Queste sono situazioni limite, ovviamente. Quel che si trova in mezzo è la vita di tutti i giorni. La vita di uno stato che, grazie ad una tassa particolarmente stupida ed iniqua come l’Irap, riesce a mettere gli imprenditori costantemente di fronte al dilemma della precedenza. Pago prima gli operai ed i dipendenti, consentendo loro di mangiare o pago lo Stato e resto in piedi? Questo per effetto di una serie di norme sempre più draconiane per colpire l’evasione. La madre di tutti i mostri. Il sostituto ideale del fascismo nel ruolo di nemico pubblico numero uno. Di cui nessuno e ripeto nessuno conosce o può conoscere la vera estensione. Mi rifiuto persino di nominare le stime. Sono numeri privi di riscontro, stime ad uso interno ed esterno di natura squisitamente politica. Pensiamo solo alla colossale bufala dei sessanta miliardi di evasione, nata da una lettura erronea di una relazione della Corte di Conti, sopravvissuta imperterrita almeno per un decennio. Ed in ogni caso, da questi numeri, si deduce che dall’inizio del millennio l’evasione si è ridotta di un terzo. Le tasse invece sono cresciute costantemente. E la spesa con esse.
Tutto questo ci dà la dimensione reale del problema. Più paghiamo più lo Stato spende. Come diceva Reagan, lo Stato ha un’esigenza per ogni dollaro che gli date. Quindi sperare di saziare il Leviatano sfamandolo è una speranza infondata. Non ci credete? Fate una lista dei bisogni che riterreste che lo Stato deve coprire per esigenze umanitarie. E provate a pensare tutte le esigenze affini. E poi domandatevi chi farebbe qualcosa per ergersi al di sopra della soglia minima per avere questi benefici. Chi vorrebbe lavorare. Chi vorrebbe intraprendere. La bambagia finirebbe per soffocare chi la deve produrre. Non siamo poi molto lontani. In realtà basta avere un reddito di cittadinanza per tutti e poi ce l’avremo fatta. Ma stiamo divagando. Al momento il quadro è questo: la maggior parte degli elettori vive di sussidi diretti o indiretti. I produttori di ricchezza sono minoranza. Una minoranza sempre meno influente, scoraggiata e a cui si dà la caccia.Quindi, se siete produttori di ricchezza, la domanda che si pone è la seguente: lo stato Democratico, che falsifica i numeri dell’evasione (e voi siete gli unici a poter evadere) i cui organi sono eletti da quelli che vi estorcono il denaro, le cui leggi sono pensate per impedirvi di tenervi il frutto della vostra fatica e le cui pene servono a piegarvi, siete per caso voi? E se domani dovesse fallire sarebbe davvero questa immane tragedia? Ovviamente vi citeranno contro questa tesi il mitologico Bene Comune. Osservate per un istante le facce di chi lo difende. E domandatevi senza i vostri soldi cosa farebbero questi novelli tribuni del popolo. Ora un ultimo esercizio. Se questo Stato domani crollasse vi sentireste dei traditori o dei patrioti? Ecco, ottimo, vi siete dati da soli un’ottima risposta.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,