Milano 18 Gennaio – I dipendenti fannulloni? Tutti a casa! I politici assenteisti invece ce li dobbiamo tenere. La proposta del presidente del Consiglio: licenziamento in tronco dei lavoratori «truffatori» piace da sinistra a destra, anche se c’è chi dà a Renzi del «marpione», come Maurizio Bianconi (Misto), «perché tanto le riforme che annuncia non si faranno mai». Ben diversa la posizione dei parlamentari sui «loro» fannulloni e assenti ingiustificati, perché secondo loro stessi, quello del deputato e del senatore è un mestiere che non si può giudicare solo dal fatto se uno c’è oppure no. E lo spiegano proprio quelli che il base al sito Openpolis hanno un livello di presenze da «bassa classifica».
«Che m’importa di andare a schiacciare un pomello, come diciamo noi a Genova – spiega il senatore Maurizio Rossi di Liguria Civica – avendo impegni istituzionali diversi e molto importanti? C’è poi da considerare che in Senato l’astensione vale come voto negativo. Se si vuole astenersi l’unico modo è non votare». Invece «Il licenziamento dei dipendenti, pubblici e privati, fannulloni è condivisibile, sono tempi nei quali non possiamo più permetterci l’assenteismo, ma penso che una norma del genere sia difficilmente applicabile».
Il senatore Maurizio Sacconi (Ncd), già ministro del Lavoro, presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, spiega che «occorre omologare diritto pubblico e diritto privato, avvicinare le regole e i comportamenti», il pubblico perciò deve diventare come il privato. Sull’attuabilità Sacconi ricorda la sua battaglia parlamentare perché il Jobs Act sia applicato anche al pubblico, «e allo stato delle cose sembra che la giurisprudenza sia così». I parlamentari assenteisti li licenziamo o no? «Non parlo di sciocchezze, per favore».
Per i comuni mortali vale la regola Renzi ben illustrata dal portavoce e vicesegretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini : «Sono in gioco la qualità e l’efficienza della PA e la dignità della stragrande maggioranza dei lavoratori pubblici che svolgono i loro compiti con professionalità e competenza – dichiara Guerini – Casi come quelli emersi di chi timbra e se ne va danneggiano entrambe le cose. Per questo bisogna intervenire con decisione e velocità. Non si ledono diritti, si evita che i furbi la passino liscia a scapito dei cittadini e di chi lavora e rispetta le regole. Stupisce chi apre polemiche».
Il concetto è ribadito dalla compagna di partito Giovanna Palma , alla quale non piace il termine «fannulloni», «perché non bisogna fare di ogni erba un fascio, nella PA ci sono ottimi lavoratori, ma anche sacche vergognose, e ogni caso va esaminato e giudicato con cura. Ma – spiega Palma – il dipendente pubblico che non raggiunge il suo obiettivo deve essere posto sotto attenzione, magari non proprio licenziato in tronco, ma si deve sentire controllato». Ben altro discorso quello dei politici: «Una proposta di basso profilo – afferma Giovanna Palma – le cose dal passato, quando era un optional andare in aula, sono molto cambiate. Io mi sento prigioniera, perché il mio lavoro di deputato mi porta ad avere continui contatti sul territorio, che non possono essere tenuti solo quando non ci sono dibattiti in aula. Noi parlamentari il problema lo abbiamo già risolto: se non sei in aula non vieni pagato».
Bolla l’idea del «licenziamento» dei parlamentari assenteisti anche Luca D’Alessandro (Misto): «Questo è populismo di bassa lega, non lo condivido – spiega – è censurabile che ci siano persone molto assenti, ma è anche vero che ci sono diversi ruoli, che riguardano tutti i partiti e per i quali numerosi soggetti sono portati verso impegni diversi. L’assenteismo parlamentare non può essere paragonato a quello nella PA, perché in questo secondo caso si commette un reato. Il parlamentare, invece, ci mette la faccia e assentandosi perde soldi. Per ogni giornata che io non sono a votare perdo 250 euro fino a un totale di 3600 euro al mese». Della stessa idea l’onorevoleCatia Polidori (FI): «Il parlamentare assente perde soldi». Mentre è del tutto in accordo sul licenziamento di quelli che Renzi chiama fannulloni «come fece Brunetta. Fu proposto dal centrodestra e allora ci fu la rivolta del Pd, perché la loro politica, fino a ieri, è stata quella di tutelare il posto pubblico. Io chiesi già dieci anni fa di equiparare diritti e doveri del lavoro privato con quello pubblico». Sulla sanzione ai parlamentari assenteisti ingiustificati «istintivamente sarei favorevole. Ma è un settore che va attentamente disciplinato perché per un coordinatore, quale sono io, durante le campagne elettorali è necessario lavorare sul territorio ed è praticamente impossibile presenziare in aula».
Al senatore Augusto Minzolini (FI) viene da ridere: «Renzi doveva abolire le Province, ma poi, guardando il film di Checco Zalone, si scopre che non l’ha fatto. Ha messo il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici, ma la norma è stata aggirata. Renzi annuncia con rulli di tamburi e squilli di trombe… poi la montagna partorisce il topolino. E i parlamentari assenteisti? «Gli eletti sono una cosa diversa». Le graduatorie di Openpolis? «Si può essere presenti e non votare. Dipendenti pubblici e politici non sono assimilabili».
L’onorevole Maurizio Bianconi sul licenziamento in tronco dei dipendenti pubblici ha le idee molto chiare: «Renzi ha annunciato che non è più reato imbrogliare le persone con azioni atte a colpire la credulità popolare. Insomma si è parato il culo e poi ha fatto l’annuncio. Non è la solita sparata del governo – precisa – è la solita sparata di Renzi». I parlamentari assenteisti? «Ma no! Quelli li può licenziare solo il popolo».
Antonio Angeli (Il Tempo)
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