Milano 23 Gennaio – L’inizio del nuovo anno impone la nascita di una nuova politica economica, volta a consolidare la crescita. Per far ripartire il Pil a tassi sostenuti non è più rinviabile la questione di come far ripartire gli investimenti, l’occupazione e di come sostenere il reddito. Per attuare tutto ciò è fondamentale un aspetto che è totalmente assente dal dibattito pubblico, e cioè far ripartire il credito verso l’economia reale. Illuminante è la posizione che su questo tema ha l’avvocato Gianpiero Samorì, leader del Think Tank “Italia 2050”; la sua riflessione parte dal presupposto che senza nuove realtà imprenditoriali non si può creare sviluppo per la comunità e, in particolar modo senza la nascita di nuove imprese fondate dai giovani non si può garantire, nel lungo periodo, la sopravvivenza economica dell’intera nazione; Il problema nasce a monte, cioè dal sistema bancario così com’è impostato attualmente, in quanto le pur giuste politiche della BCE di iniettare liquidità nel sistema (Quantitative Easing), non stanno raggiungendo gli obbiettivi preposti in quanto il denaro rimane sostanzialmente fermo nelle banche, in quanto per le regole europee molto stringenti è pressoché impossibile accedere a dei finanziamenti senza avere alle spalle invidiabili garanzie. Questo penalizza i giovani intraprendenti, motivati ed istruiti che non hanno garanzie reali da offrire per accedere al credito, ma senza credito è impossibile finanziare lo sviluppo ed è qua che il sistema arriva al cortocircuito. Per superare questo stallo Samorì propone delle soluzioni innovative, la BCE dovrebbe aprire delle linee di credito presso le banche, da affidare solo a famiglie ed imprese sterilizzando per 5 anni il calcolo sul patrimonio di vigilanza di questi nuovi crediti. Inoltre per rendere più incisiva questa misura si dovrebbe costituire una banca pubblica a cui destinare parte di queste somme, con l’unico compito di selezionare i progetti imprenditoriali, e quelle iniziative promosse dai giovani, anche se non dispongono dei soldi per attuarle. Queste proposte innovative hanno come obbiettivo la nascita di una nuova classe imprenditoriale senza la quale, si marginalizzano intere generazioni recando un danno immenso sia ai singoli sia all’intera società, in quanto, senza nuove imprese non si possono creare nuovi posti di lavoro dipendente e senza il lavoro non si può creare ricchezza e speranza per il futuro. Se non si favorisce il ricambio generazionale, quando verranno meno gli imprenditori già affermati, le loro industrie verranno vendute all’estero portando il Know how del made in Italy al servizio dei nostri diretti concorrenti, il che favorirà ancor di più la distruzione del ceto medio che è la spina dorsale che regge l’economia del paese. Questi temi devono tornare prepotentemente nel dibattito pubblico, soprattutto all’interno del centro destra che ha sempre avuto negli ideali liberali e di libera iniziativa imprenditoriale i suoi cavalli di battaglia e nel ceto medio il proprio elettorato di riferimento senza dimenticare le classi lavoratrici, che in simbiosi con gli imprenditori, hanno reso il nostro paese una delle principali potenze economiche a livello mondiale. Se il centro destra saprà ritrovare il proprio feeling con le classi produttive il nostro paese potrà ritrovare lo slancio economico che lo ha sempre contraddistinto. Per questo serve l’impegno di tutti per riportare i liberali al governo, cominciando dalle prossime elezioni amministrative con programmi volti allo sviluppo cittadino da esportare poi a livello nazionale, quando ci saranno le elezioni politiche per decidere il governo del Paese.
Andrea Pisani
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