Milano 24 Gennaio – L’ultima idea è il «reato di bullismo». Una legge specifica, un crimine speciale. In Italia funziona così: ogni volta che c’è un allarme sociale di una qualche presa mediatica, il palazzo risponde con una nuova norma. E con reato ad hoc. Troppe donne uccise? Arriva la legge sul femminicidio.
Troppi arrestati che vengono malmenati dalla polizia? Arriva la legge (assurda) sul reato di tortura. Troppi assenteisti? Arriva la legge anti-fannulloni. Non importa quel che c’è dentro, non importa se i nuovi commi serviranno oppure saranno soltanto dannosi, non importa se prevedono soltanto ciò che esiste già: l’unica cosa che conta è rispondere con un atto legislativo (carta su carta) a un tema che scuote l’opinione pubblica. Così l’onorevole di turno può andare in tv e tranquillizzare la platea: «A questo proposito stiamo per l’appunto discutendo la legge…». Non si tratta di risolvere i problemi, ma di sfangare l’ultimo talk show.
Ma siamo sicuri che ci voglia una legge specifica per ogni tipo particolare di violenza? Cioè: se oggi una ragazza viene picchiata o molestata, c’è bisogno del reato di bullismo per condannare i violenti o i molestatori? Davvero? Non ci sono già nel codice penale norme a sufficienza per punirli? E se uno uccide una donna c’è bisogno del femminicidio per condannarlo? Realmente? E c’è bisogno di una legge per licenziare gli assenteisti? O per processare un poliziotto che massacra un prigioniero? Non basterebbe applicare le norme che ci sono e che vengono invece spesso dimenticate? È proprio necessario produrne sempre di nuove?
Avanti di questo passo, se domani scoppiasse di nuovo l’allarme per i sassi dal cavalcavia ci sarebbe senz’altro qualcuno pronto a proporre la legge di «sassicidio». E se invece scoppiasse l’allarme per i morti di gelo, ecco che spunterebbe il reato di «freddicidio» per chi non si cura di dare un riparo alle persone a rischio. E potremmo andare avanti: il «macheticidio» per chi uccide impugnando il machete (distinguere dal «roncolicidio» specifico per chi usa la roncola), il «bomboladigasicidio» per chi fa scoppiare la bombola di gas in casa, il «pastafrollicidio», fattispecie di reato che richiederà un’apposita normativa non appena scoppierà l’emergenza nazionale della pastafrolla avariata.
L’impressione è che non riuscendo a garantire la difesa della persona nella sua integrità, la si voglia spezzettare in tanti frammenti, sempre più piccoli, tanti angoli di visuale minuscoli. E perciò perfettamente ignorabili. Il Diritto con la D maiuscola viene calpestato, le leggi nella loro sostanziale verità vengono stracciate, gli assassini possono girare impuniti per le nostre città.
Però siamo felici perché ogni giorno c’inventiamo un nuovo reatuccio uccio uccio, che non serve a nulla ma che fa titolo sul giornale. Ah, quanto si danno da fare i nostri parlamentari. E se il loro darsi da fare combina solo pasticci, chi se ne importa? Il reato di bullismo, per esempio, pare che sia studiato per perseguire d’ufficio gli «atti persecutori mediante strumenti telematici e informatici». Molto trendy, no? Davvero 2.0. Però si pone un dubbio: se uno fa il bullo ma senza usare lo smartphone, che si fa?
Quella legge non si applica? Ce ne vuole un’altra? E come? Ci si inventa il «reato di bullismo archeologico»?
Oppure il «reato di bullismo ante-Apple»?
Ma ciò che rende ancora più surreale il tutto è che solo poche ore fa la maggioranza che ora propone il nuovo reato di bullismo, si vantava di avere depenalizzato una serie di reati, dalla guida senza patente alla coltivazione della cannabis, dall’ingiuria all’aborto oltre i limiti consentiti dalla legge. Ora non vi pare demenziale? Un giorno si festeggia l’abolizione di reati e il giorno dopo si chiede l’introduzione di nuovi reati? Che cos’è? Il bipolarismo applicato alla politica? La schizofrenia governativa? Il lascia o raddoppia del diritto?
Che poi, anche nella sostanza, ci sarebbe da dire: è giusto che non sia possibile perseguire penalmente chi guida un’auto senza patente, diventando pericolo per chiunque, o chi uccide un bimbo nel grembo all’ottavo mese di gravidanza? E che senso ha, al contrario, rendere penalmente perseguibile, non una ma almeno due volte, chi molesta un compagno di scuola filmandolo con un telefonino?
Diciamoci la verità: il reato di bullismo, se proprio bisogna introdurlo, dovrebbe andare a colpire non solo chi maltratta gli adolescenti. Ma, soprattutto, chi prende a calci e pugni il buon senso.
Mario Giordano (Tg.com)
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