Milano 24 Gennaio – C’è qualcuno nella storia che lascia impronte più forti di altri. Steve Jobs è uno di questi. In una manciata d’anni ha cambiato per sempre il nostro modo di comunicare, di vivere, di interagire l’uno con l’altro. La portata e l’impatto delle sue innovazioni non è stato forse ancora chiarito del tutto. Alla sua vita è dedicato «Steve Jobs», film da ieri nelle sale, che si svolge nel backstage prima del lancio dei tre prodotti più rappresentativi della carriera del fondatore della Apple (partendo con il Macintosh nel 1984 e finendo con la presentazione dell’iMac nel 1998) e ci porta dietro le quinte della rivoluzione digitale per tratteggiare un ritratto intimo dell’uomo geniale che è stato il suo epicentro.
«Steve Jobs» è diretto dal regista premio Oscar Danny Boyle e scritto dall’altro premio Oscar Aaron Sorkin, che ha lavorato sulla base della biografia del fondatore della Apple scritta da Walter Isaacson. Michael Fassbender interpreta Steve Jobs, il pionieristico fondatore della Apple, con Kate Winslet nella parte di Joanna Hoffman, l’ex direttrice marketing della Macintosh. Steve Wozniak, co-fondatore della Apple, è, invece, interpretato da Seth Rogen e Jeff Daniels veste i panni dell’ex CEO della Apple, John Sculley. Nel cast del film anche Katherine Waterston nel ruolo di Chrisann Brennan, l’ex fidanzata di Jobs, e Michael Stuhlbarg nei panni di Andy Hertzfeld, uno dei membri della squadra di sviluppo della Apple Macintosh originaria.
Mente del film il regista Danny Boyle. «Ho letto la sceneggiatura e ho pensato che sarei stato un pazzo a non fare il film – ha detto il regista – Mi ha lasciato senza fiato. Ho pensato che non avevo mai fatto nulla di simile prima. Le sfide che presentava, il suo essere completa e autosufficiente e il suo meraviglioso esercizio linguistico mi intrigavano immensamente. Anche il personaggio di Steve Jobs che Aaron aveva creato mi affascinava enormemente. È un personaggio di proporzioni shakespeariane. È ipnotizzante, violento e divertente. Ho visto nella sceneggiatura di Sorkin molte persone orbitanti intorno a questo pianeta straordinario che è il personaggio di Steve Jobs. Nella vita esistono persone come lui intorno alle quali finiamo per orbitare. Le nostre vite sono vissute per certi versi nel loro riflesso e spesso siamo incapaci di staccarci da loro. Hanno una grande forza gravitazionale. Sono persone che ispirano devozione. Come personaggi sono affascinanti da esaminare. Ci sono persone nella vita di Jobs che gli sono chiaramente e profondamente devote. Altri personaggi lo ritengono un mostro. E, in un certo senso, lui è un mostro reso bello dalla lingua…e da due donne».
Nelle vesti dell’uomo che ha cambiato il nostro tempo c’è Michael Fassbender. «L’idea di Steve Jobs era che i computer dovessero essere per la maggioranza, non solo per gli amatori – prosegue l’attore – Quello che lo ha appassionato sin dall’inizio era l’idea che i computer fossero oggetti facili da comprendere e da utilizzare per noi e non cose che facevano paura. Questa storia è importante perché Steve Jobs ha cambiato tutte le nostre vite. Ha cambiato il modo in cui funziona il mondo, il modo in cui comunichiamo e interagiamo l’uno con l’altro, come guardiamo i film, come ascoltiamo la musica e come compriamo le cose. Una persona che ha avuto questo impatto merita una riflessione profonda».
Volto femminile del film è Kate Winslet che interpreta Joanna Hoffmann. «I vecchi filmini sono stati una gran risorsa perché mi hanno dato la reale immagine non solo di com’era Joanna durante quegli specifici periodi di tempo ma anche le sue maniere e il modo in cui parlava – conclude l’attrice britannica – Dava l’impressione di un personaggio piuttosto grande, anche se, fisicamente, è alquanto bassa, circa 1,60, credo. C’erano, però, questi gesti enormi e un calore e un entusiasmo incredibili. Quando ho parlato con la vera Joanna di questo personaggio, siamo state molto attente a parlare di lei in terza persona. Joanna era divertita alla descrizione di lei come la “moglie del lavoro” di Steve all’inizio del film, dato che lei non lo è mai stata davvero. Ha detto che nessuno avrebbe mai scelto una persona tanto disorganizzata e distratta quanto lei come moglie lavorativa! In verità, c’erano tante donne forti e capaci che, insieme, hanno svolto quel ruolo professionale. Aaron ha usato questo personaggio per rappresentare un insieme composito di queste donne».
Carlo Antini (Il Tempo)
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