Il Pirellone baluardo di realtà contro il delirio collettivo

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Milano 24 Gennaio – Non c’è nulla di più liberale che difendere ciò che meno ha bisogno di essere difeso e che più va difeso. La realtà. La Regione Lombardia ha lasciato accese delle luci creando la scritta “Family Day” sulla facciata del Pirellone. Ed è scattata, come sempre, la caccia alle streghe firmata gaystapo, con tanto di utili idioti a far da corifei. La punta massima credo sia stata raggiunta dal vice Segretario del Pd che attacca Maroni, e la manifestazione dove ci saranno, incredibile a dirsi, dei suoi deputati. Il Pirellone non è di Maroni, dicono i democratici. Però silenzio sulla presenza dei politici del PD alle manifestazioni delle associazioni Lgbt di oggi. Come sempre, due pesi e due misure. Al di là di questo, la luce del Pirellone io credo non sia né un errore né un abuso di potere. Partiamo dalle basi. La famiglia formata da un uomo e da una donna, la famiglia Naturale, è protetta dalla Costituzione. La difesa della Costituzione è un dovere delle Istituzioni Repubblicane. La sagra dei diritti, della fantasia al potere e dei doveri imposti alle minoranze non ha, invece, cittadinanza alcuna. Per questo il Family Day viene celebrato a ragione. Il resto è noia radical chic di gente che non ha nulla di meglio da fare che odiare e far odiare l’untore di turno. In particolare, la moda del momento, è la caccia al dissidente, all’intellettualmente scomodo, a chi non si piega. A chi, ancora una volta, si interessa. A chi crede che questa Italia vada difesa dentro e fuori. A chi non si omologa. Così oggi in piazza, vuole la narrazione sinistra, è scesa l’Italia giusta. L’Italia che ha innegabilmente ragione. Quella buona. E sul Pirellone si è smaltata l’Italia malvagia, oscura, in cui c’è ogni forma di male. Ieri una mente che si crede, a torto, fortemente illuminata ha resuscitato un rigurgito di odio, tipico di chi ha letto Popper senza capirne nulla. Scriveva, dall’alto della sua elevata statura morale, che lei rivendica il diritto di “non tollerare gli intolleranti”. Quindi Maroni. Questa gente non si accorge dell’assurdo in cui cade. Se non mi tollerano, sono degli intolleranti e giustificano la mia presa di posizione. Ecco, il Pirellone oggi è il simbolo di quella realtà così semplice, granitica ed unica. Quella che non puoi scomporre e che ti costringe a rivelarti per quello che sei. Un intollerante. La piazza di oggi, quella Scala che ha gridato di odio contro Maroni, è una piazza di intolleranti. Di aspiranti tiranni, che ha come fermo obiettivo imporre una dittatura del politicamente corretto.

Una volta si bruciavano i libri, oggi si chiede di spegnere le luci per non turbare gli animi sensibili per quelli che vogliono i diritti, non importa a che costo. Non importa chi si dovrà linciare per averli. Fatevi un giro sul profilo di Sgarbi, in cui lui, da par suo, lancia una provocazione sul matrimonio gay. C’è di tutto, dalle minacce di morte alla violenza verbale più becera. Questi sono i tolleranti, gli intolleranti con gli intolleranti. Non è una novità. Negli anni 70 lo stesso conformismo plumbeo avvolgeva l’Italia come un sudario. Io sono vissuto nel ventennio Berlusconiano ed almeno in quei quattro lustri il Cavaliere ci ha protetto. Era lui l’oggetto dell’odio, prendeva su di sé gli strali di chiunque. Ma oggi siamo soli e le iene si aggirano in branco in attesa di fiutare il sangue.

Per questo la luce del Pirellone è là da difendere. Perchè spente quelle nulla illuminerà la notte se non le stesse stelle crudeli che videro l’odio che fece da prologo alla morte di Calabresi. Pensateci, quando insultate un credente in silenzio con un libro in mano. Perchè quest’odio finisce con il divorar se stesso.

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