Gli intolleranti profeti della tolleranza

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Milano 25 Gennaio – Negli ultimi due giorni abbiamo assistito ad un delirio collettivo che da otto lustri mancava sulla scena politica di questo disgraziato paese. Solo oggi possiamo contare le provocazioni, le aggressioni verbali e gli attacchi alle Sentinelle in Piedi durante tutto il week end. Ieri, poi, è stato lanciato un boicottaggio contro Italo, perchè Sabato 30 metterà a disposizione un treno a prezzi scontati a chi vorrà andare al Family Day. Motivo: non si trasportano i fascisti. Scusate, lapsus. Non si trasportano i bigotti. Formalmente è un’altra cosa, ma a me pare che il clima montante d’odio sia quello a cui siamo abituati da settantanni. La lotta per i presunti diritti sarà anche arcobaleno, ma il colore che domina resta il rosso. Il principio è sempre il medesimo. Gli altri sono intolleranti, quindi non vanno tollerati. Che siano intolleranti l’ho deciso unilateralmente io, ma ne ho pieno diritto no? Questa fesseria deriva da una lettura approssimativa di Popper, che ci portiamo dietro da ormai troppo tempo. Si è creato un tribunale morale che stabilisce chi ha diritto di esistere pubblicamente o meno. Chi ricade nella seconda categoria perde ogni dignità, persino quella dell’avversario. E diventa nemico. Anzi IL nemico. Ne volete una prova? Il fronte “dei diritti” invoca spesso la clausola dell’irrilevanza. Che differenza fa, si chiedono, per i cattolici, se i gay si sposano? Ci sarebbero almeno una decina di risposte diverse, ma ammettiamo che l’indifferenza sia motivo sufficiente per cessare di agire. Ecco, che differenza fa per i gay che i cattolici, o meglio che alcuni cittadini si ritrovino in piazza, in silenzio, a leggere un libro per difendere le proprie idee? Impediscono a loro di parlare? Direi di no, anzi gli offrono altrettanti palchi su cui esibirsi, visto che ogni santa volta ci deve essere la contestazione. Ledono in qualche modo i loro diritti? E qui dobbiamo fermarci un istante. La risposta istintiva è, ovviamente, no. Ma questa risposta non tiene conto di un piccolo dettaglio. La denuncia principale, direi ontologica, del Family Day è che si sta permettendo ad una minoranza di inventarsi i diritti sulla semplice base del fatto che da essi si senta esclusa. Questo ragionamento fa iniziare una china pericolosa. Se mi sento discriminato, allora DEVE esistere un qualche diritto che tu stai violando. Il diritto si ricava così in maniera indiretta, partendo quindi dalle sue manifestazioni. Io mi sento discriminato. Allora creo un diritto che mi consenta di non sentirmi più discriminato. E se tu non rispetti questo diritto diventi un aggressore.

Questo modo di agire è, ovviamente, folle. In primis perchè, per ogni diritto, esiste un dovere. Un dovere che viene alla luce quando creo il diritto e che pretende di esistere per il solo fatto che io mi sento meglio con la sua esistenza. Questo dovere viene imposto con la violenza e sostenuto dall’essere abbastanza influenti da poterselo permettere. Ci siamo. Nella filosofia antica la degenerazione della democrazia è l’oclocrazia, il dominio della folla. Un’entità acefala, priva di razionalità che vince con la sopraffazione. Quale definizione migliore per l’insieme di buontemponi che è accorso a dare un voto di uno su cinque su Facebook alla Regione Lombardia perchè Maroni ha scelto di difendere un corpo intermedio protetto dalla Costituzione? Io non credo ce ne siano altri. Erano una folla, con forconi virtuali e bava reale alla bocca. E stanno vincendo. Una volta che avranno vinto capiranno il loro errore.

L’oclocrazia, infatti, non è solo la degenerazione della democrazia, ma è anche il presupposto della tirannia. Un ciclo perenne che poi riporta, si spera alla democrazia. Con infiniti sacrifici e sofferenze nel mezzo. Tutte cose cui potremmo rinunciare a patto che ci lasciamo alle spalle il distruttivo impulso di trasformare i desideri in diritti. Se ci saremo riusciti lo sapremo entro Febbraio.

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