Per la Rai c’è una sola notizia: Matteo Renzi

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Milano 30 Gennaio – Denunciare che nei telegiornali Rai la parte del leone la faccia il Presidente del Consiglio, con annessa pletora di ministri, sottosegretari, capigruppo di maggioranza e supporter vari, è un po’ come dire che nel calcio comandano Juventus, Milan e Inter. Ma le opposizioni, per mestiere e giustamente, continuano non solo a denunciarlo ma anche a documentarlo.
Il sito Open Tg, che annovera nel proprio team anche l’attivissimo presidente della Commissione di Vigililanza in quota Movimento 5 stelle, Roberto Fico, ha minuziosamente monitorato i palinsesti informativi della tv di Stato e documentato la sperequazione degli spazi occupati dalle varie forze politiche e dalle cariche istituzionali. Due i parametri utilizzati: il tempo di parola, quando il soggetto parla direttamente a voce e il tempo di antenna, che comprende il tempo di parola e il tempo di notizia, in cui si parla indirettamente del soggetto tramite l’intermediazione giornalistica.
Iniziamo dal tempo di parola, analizzando i dati di dicembre 2015. Campione d’inverno è ovviamente il Partito Democratico con il 33% , seguono i pentastellati con il 24%. Il podio viene completato da Forza Italia con il 14. La Lega si piazza in zona Europa League con l’11, Sel ottiene un rispettabile 5 %, Area Popolare, nonostante sia al Governo, è ferma al 2. In zona retrocessione, nonostante la forza mediatica di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia con l’1%.
Applicando la stessa analisi alle cariche vince a mani basse il Presidente del Consiglio con la metà tonda tonda (50%), seguito da tutti i membri dell’Esecutivo con il 30. Terzo posto invece per la prima carica dello Stato, Sergio Mattarella con il 12%. Gli altri soggetti istituzionali, tra cui la Presidente della Camera, raccolgono le briciole. Passiamo ora al tempo di antenna. Anche qui il podio è lo stesso di prima, con percentuali leggermente più basse per il PD al 28%, invariate per il M5S al 24, maggiori per FI con il 14. Ancora primo Matteo Renzi tra i soggetti istituzionali con il 51%. Il sito riepiloga anche la statistica sui tempi di parola con una “torta” il cui 65% viene fagocitato dal tandem governo-maggioranza, contro il 17,8 delle opposizioni, convinte sempre di più che la nuova governance dell’azienda, voluta fortemente dal Premier, non farà altro che aumentare questo divario già marcato. Ne hanno parlato recentemente al convegno Microfoni@perti in cui Maurizio Gasparri ha riunito una buona fetta del Cda dell’azienda con Carlo Freccero, Arturo Diaconale e Franco Siddi, illustri rappresentanti del terzo polo televisivo con Urbano Cairo ed Enrico Mentana oltre naturalmente ai suoi colleghi Renato Brunetta, Paolo Romani, Altero Matteoli, Maria Stella Gelmini, Gaetano Quagliariello. Per il governo era presente il sottosegretario alle comunicazioni Giacomelli.
Il vicepresidente del Senato ha attaccato duramente la riforma:«La modifica alla legge sul sistema radiotelevisivo lede i principi del pluralismo e della democrazia e non lo dico perchè la legge precedente porta il mio nome ma perchè con la modifica realizzata di recente il governo può nominare un amministratore delegato che avrà poteri assoluti, mentre il cda avrà solo poteri di interdizione” dicendosi altresì convinto che la Corte Costituzionale cancellerà presto questo provvedimento». Nel frattempo i tanto vituperati Tg Rai continuano a scontentare molti, soprattutto Beppe Grillo, che vorrebbe addirittura spegnerli con tanto di hashtag #iospengorai, nonostante la notevole percentuale televisiva del suo movimento. Lamentarsi dell’arbitro a volte paga.
Manuel Fondato (Il Tempo)

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