Con Renzi, una Repubblica fondata sul rimpasto

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Milano 3 Febbraio – Renzi ha fatto il rimpasto. Il rimpasto del suo governo. Ma in realtà tutta la sua politica, il segretariato del suo partito, il Pd, il suo ruolo nel mondo, della storia della Sinistra e della politica italiana e, per quel che vi possa contare, dell’Europa, è un “rimpasto”. Ferrara, i Foglianti, i sapienti e gli orecchianti della politica a Destra e a Sinistra potranno definirlo l’uomo della novità, oppure del grande tradimento, ma Renzi è anzitutto e del tutto (ché altro è difficile trovare in lui) l’uomo del “rimpasto”.
Il rimpasto è un’operazione politica tipicamente italiana, benché non sconosciuta in altri paesi. Il “rimpasto” sostituisce da noi le alternative politiche. Rende superflue le elezioni, fa sberleffi alla Costituzione. Una Repubblica fondata sul rimpasto. Per decenni l’Italia ha mugugnato contro il regime della Dc. Si è parlato e straparlato di alternativa e della sua mancanza, conseguenza, si diceva, agli accordi di Yalta. Ad un certo punto qualche politologo autorevole e fantasioso scoprì che all’ “alternativa” c’era una alternativa: l’ “alternanza”. Io, allora, la definii “la lottizzazione dell’alternativa”. Modestia a parte, era una definizione che meritava maggior successo e che, saggiamente meditata, avrebbe potuto evitare eventi catastrofici che, poi, non mancarono. I cambi di governi, di “formule”, e di “maggioranze” della Prima Repubblica, erano in realtà dei “rimpasti”. Renzi ha fatto il rimpasto del suo governo. Il primo. Non so se devo sperare che sia l’ultimo e, in fondo, poco me ne importa. Ma se quello di oggi, l’avere “imbarcato” i verdiniani dopo aver perso Verdi e Rossi è il primo rimpasto tradizionale del governo (il rimpasto era, al più, uno strumento del “superamento” Dc dell’alternativa con o senza l’alternanza) sono bastati i pochi (Dio scampi il peggio!) anni nei quali l’ex Boy-Scout è alla ribalta perché dei rimpasti sia diventato il campione di tutti i tempi. Presto, si direbbe, redigerà il suo “Nuovo Manuale Cencelli”, regolamento dei rimpasti, sostitutivo della Costituzione.
Rimpasto: una pezza più o meno colorata in un governo che ha subìto usure, strappi e buchi. I rimpasti di Renzi sono pezze colorate non solo nel governo. Che cos’è la sua vandalica “riforma” costituzionale? Un “rimpasto”, come tutti i rimpasti diretti a puntellare il potere di chi lo ha. La Repubblica sta rapidamente immedesimandosi nelle pezze colorate del Renzismo. Pezze colorate quelle delle vandaliche devastazioni della Costituzione, pezze colorate quelle nella politica europea, sui migranti, sulla “guerra non conflittuale” con l’Isis. E soprattutto pezze colorate quelle frutto del “rimpasto” dei partiti, dello stesso Pd. La Repubblica si veste da Arlecchino.
C’è chi pensosamente pontifica sulla “novità” del “Partito della Nazione”, senza nemmeno un briciolo di verecondia per l’impossibile dimenticanza di quell’altro “Partito Nazionale”, che era poi quello fascista (P.N.F.). E c’è chi, sospirando, ammette che “sì, i rimpasti di Renzi, il Partito della Nazione, i vandalismi costituzionali ci coprono e ci soffocano con un manto arlecchinesco di pezze colorate: ma ora è questo che passa il convento”. Sarà perché io dei conventi ho sempre ritenuto di dovermi tenere alla larga, ma questa è la più solenne delle baggianate. Questo passa il convento perché accettiamo di farci vestire da Arlecchino, “tanto è di moda”.
Mauro Mellini (L’intraprendente)

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