Milano 6 Febbraio – È stata pubblicata qualche giorno fa dalla Ragioneria Generale dello Stato la riaggregazione della spesa pubblica 2014 per ambiti regionali. Ne ho parlato a La Versione di Oscar riepilogandone alcuni dei dati più eclatanti. In sintesi, la mia opinione è che ci consegnino un’eredità disastrosa e insostenibile vent’anni di chiacchiere a vuoto sul federalismo, e su una maggiore autonomia finanziaria di Comuni e Regioni attribuendo loro più risorse proprie sul gettito, meno trasferimenti dal centro e più responsabilità di bilancio: tutte cose smentite dai fatti. La destra ne ha fatto bandiere che ha poi ripiegato, la sinistra con la nuova riforma costituzionale sta in realtà riaccentrando il riaccentrabile (anche per l’abolizione delle tasse immobiliari sulla prima casa il provento dai Comuni è sostituito da trasferimento da Roma ritrattabile di anno in anno…).
Il risultato è un Paese in cui la spesa pubblica procapite 2014 è stata di 9mila euro a Bolzano, quasi 8mila a Trento e 7500 ad Aosta, che beneficiano di uno status fiscale ormai storicamente senza senso, mentre poi abbiamo 6100 euro in Lazio, 5100 in Sardegna, 4300 in Sicilia Molise Calabria, 4mila in Basilicata e Abruzzo, fino a scendere al Nord ai 2700 euro del Veneto, 2600 in Emilia Romagna e 2200 in Lombardia. In termini di squilibrio tra gettito e spesa regionale, i 110 miliardi di spesa pubblica nelle Regioni si reggono grazie all’avanzo fiscale che Lombardia, Veneto ed Emilia consegnano a Roma e che Roma redistribuisce agli altri. Ma non si regge un Paese in cui la spesa pubblica è pari al 6% del Pil lombardo, all’8% dell’Emilia Romagna, e a oltre il 25% invece del Pil in Sicilia, Calabria e Sardegna. Perché significa che in queste ultime Regioni l’effetto di una componente tanto elevata da trasferimenti pubblici “certi” spiazza inevitabilmente il ritorno già molto a rischio – per le condizioni di contesto in quelle aree – dei capitali privati, e di conseguenza si alimenta un loop di dipendenza che è sinonimo di sottosviluppo: provato dai fatti amari della condizione di quelle regioni. Purtroppo, la riforma della Costituzione sotto il profilo della ridefinizione della finanza pubblica locale rispetto a quella centrale è un’occasione persa. E la pagheremo amaramente. Grazie alla destra che ha fallito, e alla sinistra che pur di combatterla ha difeso l’esistente, paurosamente squilibrato.
Oscar Giannino (L’Intraprendente)
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