Renzi bifronte

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Milano 8 Febbraio – Il Premier è il primo caso di Presidente del Consiglio perfettamente palindromo. Che lo si guardi da destra o da sinistra sempre gli stessi problemi sorgono. Vittorio Feltri o Giovanni Sartori, ad esempio, credono vadano d’accordo solo sull’immigrazione. E su Renzi. Sartori, in particolare, è stato il politologo di riferimento dell’Ulivo e su Il Fatto Quotidiano lascia un’analisi spietata del Governo. No, siamo precisi, non del governo. Analizzare il nulla è altra cosa. La critica va a Renzi ed al Renzismo. È una intellettualoide, formale ed accademica rassegna di errori concettuale. Ed è esattamente quello che Renzi si aspetta da avversari che non teme, ma coltiva. Spiace dirlo, ma questa opposizione lo ringiovanisce. Quando Sartori dice che il Senato non dovrebbe poter votare le riforme Costituzionali perchè i membri sono nominati da una classe politica piena di scandali, quella regionale, il Signor Rossi, se non si è perso, o ne era convinto anche lui prima, o scoppia a ridere. Esiste forse una classe politica onesta, pensa il signor Rossi? No, non esiste, quindi almeno con questa riforma ho 200 e rotti tizi da mantenere. Renzi, dice sempre Sartori, non affronta le conseguenze delle sue promesse. Ecco, questo il signor Rossi lo sapeva anche prima. È un politico no, Renzi? Ed allora di prassi non lo farà. Insomma, le critiche al premier, di questo tono e su questo piano sono inutili. O convincono i convinti o falliscono il loro compito. Da destra, per lo meno, si suggeriscono strategie alternativ. Per quanto spesso bizzarre, come una flat tax che miracolosamente farebbe pagare quelli che le tasse non le han mai pagate, e tutto a spesa invariata, anzi in aumento. Sartori, e la sinistra in generale, è in questo momento paralizzata. Nietzsche diceva che il cacciatore di draghi, a furia di cacciare il mostro, diventa lui stesso un mostro. Renzi è la colpa dei suoi padri fatta manifesta. Quando davano dell’autocrate, del satrapo e del padrone del vapore a Berlusconi, i vertici, più che tanto, non ci credevano manco loro. Silvio, alla fine, un accordo lo cercava sempre. Non ha mai eliminato uno dei suoi, figuriamoci uno degli altri. Quando si trovava di fronte un muro vero, un aut aut, Silvio ha sempre ceduto. Sull’articolo 18, ad esempio. Sulla governance della Rai, con la legge Gasparri. Persino sulla legge elettorale. Insomma, era il Diavolo, ma un Diavolo bonario, con cui alla fine un accomodamento si poteva trovare. Più vicino a Pan che a Mefistofele. E per questo, quando la sinistra si è sentita forte, l’ha sacrificato ritualmente, per garantirsi, in un patto oscuro, cent’anni di potere.

Il problema dei patti oscuri è che, talvolta, le conseguenze negative non arrivano alla fine. Dal sacrificio del buon vecchio Berlusconi è nato Renzi. Che è formalmente loro. Parla come loro. Assomiglia a loro. Ma è tutto quello che hanno odiato di Silvio. È perfido, vendicativo, intollerante.  Non si ferma davanti a nulla, anzi spera nei muri. Più alti sono e più rumore fanno quando li abbatte. E più gente può seppellire sotto le macerie. Ha distrutto l’articolo 18, di più, ha annichilito la narrazione identitaria che vi stava dietro. Ha rubato la Rai alla partitocrazia, facendone un braccio dell’esecutivo. Quello contro cui per vent’anni i compagni hanno lottato. Ed ora, alla fine della diabolica discesa agli Inferi, abbatte l’ultima porta, compie l’ultima empietà e violenta la Costituzione. La più bella al Mondo. Sfregiata e riforgiata a sua immagine. In tutto questo la sinistra di regime, quella di corte, quindi interiormente cortigiana, è ferma, impietrita. È oltre la crisi di nervi. È in stato catatonico. Bloccata in un ghigno che sa di paralisi, alterna risa isteriche a pianti sconsolati.

Sartori non versa in questo stato, ma ormai sa che è del tutto irrilevante. Sa che anche se il referendum fallisse Renzi resterebbe là. C’è riuscito una volta, ci riproverebbe. Anzi, diverrebbe indispensabile. La Sinistra, oggi, non può sconfiggere questo Diavolo che ha creato. I cinque stelle ne sono già succubi. Non resta che il Vecchio Padre. Ma chi può avere il coraggio di evocarlo nuovamente?

 

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