O la Borsa o la vita

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Milano 12 Febbraio – Altro giro, altro gioco, intanto ingrassa Mangiafuoco, cantavano gli Hobbit. Non che sia bello dirlo, ma solo un idiota poteva credere che dopo ventiquattro ore di euforia non tornasse la pesante realtà in Borsa. E la realtà è che tutti sanno che l’economia sta crollando, di nuovo, e che stavolta le Banche Centrali hanno finito le droghe per tenerla in piedi. Chi mi segue saprà, quasi certamente, che l’ho predetto più volte. Questa terza crisi consecutiva deriva dall’idiozia di stampare moneta per risolvere i problemi. Si è tentato di sostenere la bolla dei derivati gonfiandone una valutaria. Ma non ha funzionato, ed ora ad esplodere sono due bolle. I titoli tossici in scadenza si stanno sommando alle sofferenze bancarie dovute alla crisi e nulla può più impedirlo. In più, il fallimento della soluzione monetaria fa aumentare la scala di questa esplosione fino a livelli mai visti, o quasi, prima. In un articolo precedente dissi che qualcuno stava riempiendo di liquido una tazza e mescolando vigorosamente. Mi sbagliavo. Sta facendo tremare tutto il tavolo a calci. Ed a breve gli schizzi saranno il problema minore. Le notizie di ieri sono che la Yellen, presidente della FED, vede grosse nubi sulla ripresa degli Usa. Prevede, infatti, una crisi globale. Crisi Globale ce non è così difficile da prevedere, in effetti. È già qua. Il petrolio a 27 dollari a barile è manna per chi produce, ma un problema per chi lo vende. È estremamente divertente, se ci pensate. Solare ed eolico non ha spostato di un centimetro la nostra dipendenza dal petrolio. Il colpo l’hanno dato le sabbie bituminose, insieme alla sospensione dell’embargo sul greggio Iraniano. Ed ora che ci siamo riusciti, ora che il petrolio è sempre meno rilevante, le guerre non paiono attenuarsi e la crisi morde quei paesi che, in teoria, dall’economia green avrebbero dovuto guadagnare. Bisogna staree attenti ai desideri, quando si avverano rischiano di essere dolori. In ogni caso, il dollaro si indebolisce su un euro giocoforza valuta di riferimento. Quello che mi lascia perplesso è che qualcuno la veda come una parte del ciclo di espansione e contrazione dell’economia. La lunga coda della crisi la chiamano. Sarà. Ma stavolta temo che sia l’inizio di un’altra spirale distruttrice. Anche qui, probabilmente aveva ragione Von Mises, insieme con il suo allievo Von Hayek. L’unico modo per uscire da una crisi valutaria è far fallire tutto ciò che non si regge in piedi, toccare il fondo, prendere la rincorsa e ripartire.

D’altronde, l’alternativa l’abbiamo vista, no? Dal 2008 ad oggi il debito Americano è schizzato alle stelle (e quello Europeo di seguito), il mondo è pieno di dollari nascosti non si sa bene dove e siamo ancora qui a parlare di perfomance negative. Anzi, oggi più di ieri, vediamo che il sistema bancario è fragile, malato e pronto ad una prematura dipartita. Saranno anche tutte impressioni, come dice Padoan, ma dobbiamo solo sperare che nessuno ci scommetta contro. E visti i chiari di luna non è ancora successo solo perchè gli avvoltoi stanno spolpando il Portogallo.

Un’ultima considerazione. Non prendetevela con gli avvoltoi. Servono. Puliscono il mercato dalle carcasse prima che infettino l’ambiente. Se noi abbiamo deciso di diventare una carcasse non è colpa sua. Il nostro suicidio lo abbiamo scelto da soli.

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