Milano 14 Febbraio – Nella campagna elettorale più grigia di sempre un lampo di rosso rovina un Sabato di tranquilla militanza. Ieri mattina, con alcuni amici, ero a Lambrate. Alla fine del banchetto, quando i vigili erano andati via, due ragazzini, forse nemmeno maggiorenni, hanno assaltato il banchetto con cui raccoglievo firme per la sicurezza. Era un’intimidazione. Era una provocazione. Entrambi gli obiettivi sono falliti. Non abbiamo retroceduto di un passo e non abbiamo ceduto alla tentazione di farci giustizia da soli. Subito dopo va registrato che i militanti dei 5 Stelle, nostri vicini di banchetto, non hanno esitato ad aiutarci nel rimettere in piedi il banchetto. È stata una bella prova. La prova che davanti al nemico comune, la violenza, non esistono differenze di partito, tra chi sostiene la democrazia. Pur nelle differenze più nette. In ogni caso, visto che non esponevamo bandiere di partito, né sui volantini c’erano bandiere e gagliardetti, dobbiamo supporre che l’aggressione avesse a che fare con il messaggio. Ed il messaggio era, semplicemente, vogliamo essere sicuri. Qualcuno, evidentemente, ci teneva molto al contrario. Questo, dopotutto, è il bacino che Pisapia ha coccolato per cinque anni e da cui Sala, se vuole essere un moderato, deve prendere la distanza. Se la competizione è tra manager di altissimo livello (salvo la Bedori, 5 Stelle), allora è lecito aspettarsi una presa di distanza. Una distanza che dovrebbe essere doverosa sempre. Probabilmente penserete che, visti i danni molto limitati, sia stata una ragazzata. Una cosa da nulla. No, non lo è stata. Intanto i due avevano un’organizzazione notevole. Sapevano dove scappare. Hanno saputo attendere (li avevamo già visti) che i vigili se ne andassero. Insomma non hanno improvvisato nulla. Sono l’ultima punta di una frustrazione rossa, reduce da cinque anni di promesse infrante e sogni crollati, che cerca di ritrovare se stessa nelle radici profonde che bevono da pozzi avvelenati. Sono nemici dell’intero sistema, non riconoscono più alcun limite, alcun alleato né alcuna fedeltà. Sono cani sciolti e dunque doppiamente pericolosi. Non dimentichiamo che questi due ragazzini rischiavano di farsi male, da soli o per colpa di qualche reazione inconsulta. E tutto per cosa? Eravamo un banchetto piccolo, pacifico e gioviale. Eravamo pochi. Ma avevamo una colpa imperdonabile. L’appoggio popolare. Quasi cinquanta persone hanno aderito al nostro appello: più telecamere, più uomini, anche dell’esercito e la fine dell’area di impunità.
Questa la nostra colpa. La richiesta che non vi sia più un’impunità diffusa per chi colpisce il patrimonio. Perchè il patrimonio, la proprietà privata, è la libertà di chi l’ha costruita in tanti anni di risparmio. Vale anche per le proprietà Comunali. Quelle case sono il frutto di decenni di tasse e sacrifici. Occupare, volere ergersi a giudici dei bisogni senza alcuna legittimazione, danneggiare ed intimidire sono tutti atteggiamenti contro cui ho sempre lottato, e con me Forza Italia ed il centro destra tutto. Questo fa paura. Anche se il PD condanna, si sa che c’è margine di trattativa. Con Parisi no. Per questo si deve cominciare ad intimidire.
E per questo abbiamo il dovere di non cedere, ma pretendere che tutti i contendenti condannino. Se si fa passare che questi atteggiamenti sono, tutto sommato, scusabili, allora è finita. Non è un’iperbole, tutte le notti più buie di questa Repubblica sono iniziate quando, spentasi una candela, nessuno ha ritenuto di dover lottare per riaccenderla.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,