E adesso ci sono i “dublinati”, cioè i profughi “di ritorno”, soprattutto a Milano

Milano

Milano 15 Febbraio – Nell’Europa confusa, indecisa, assolutamente inadeguata nel risolvere il problema dell’immigrazione, alcuni Paesi possono dire stop ai migranti, possono creare barriere, possono fare dichiarazioni di chiusura o porre limiti all’accoglienza. Vedasi Austria, Svezia, Francia. E se la volontà di molti immigrati sbarcati in Italia è raggiungere dette Nazioni, la non accoglienza diventa un problema grave che ancora una volta può gravare sul nostro Paese. Nicola Palma su Il Giorno fa un’analisi puntuale del fenomeno specificando che “L’intensificazione dei controlli sta producendo un graduale controesodo verso l’Italia, e verso Milano in particolare. Il giro di vite si fonda sulle norme dettate dal Regolamento di Dublino II, secondo le quali lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo è soltanto quello in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso (con identificazione) nell’Unione europea. Vale a dire l’Italia o la Grecia, nella stragrande maggioranza dei casi. Risultato: se un profugo viene «beccato» in un altro Paese che non sia quello in cui è stato «schedato», viene immediatamente rispedito indietro.” Sono i cosiddetti “dublinati” cioè i profughi di ritorno che vanno a sommarsi agli immigrati presenti sbarcati sulle nostre coste. A ben vedere una follia che paghiamo per l’assenza di una strategia seria nei confronti dell’immigrazione E i numeri, soprattutto a Milano, sono importanti. Riferisce sempre Il Giorno “… basti dire che sui circa 700 migranti passati dall’hub della Centrale in questo mese e mezzo di 2016 più del 20% (150 persone) è rappresentato dai cosiddetti «dublinanti». «Dati in aumento», fa sapere Saif Eddine Abouabid, coordinatore dell’hub per Fondazione Progetto Arca. Da dove arrivano? «Un po’ da tutta Europa, in particolare dalla Scandinavia e dall’Inghilterra». Tra i «dublinanti» ci sono soprattutto africani provenienti dagli Stati subsahariani: Somalia, Eritrea, Gambia, Senegal, Sudan. Un problema in più per il sistema di accoglienza cittadino, soprattutto in prospettiva. Sì, perché i dubliners finiscono negli stessi centri che già ospitano coloro che hanno presentato richiesta di protezione internazionale in Italia nonché ai «transitanti» che si fermano solo 2-3 giorni. E che a loro volta rischiano di diventare i «dublinanti» di domani.”

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