Le discariche, il Fatto e la burocrazia che uccide

Milano

Milano 16 Febbraio – Il Fatto Quotidiano denuncia che, in un solo anno, le segnalazioni di discariche abusive sono ammontate a 2700. Duemilasettecento. L’impressione è che viviamo in un’altra terra dei fuochi. L’altra impressione è che fidarsi del MisFatto Quotidiano sia abbastanza sbagliato. Come sempre succede, i numeri sono giusti. L’interpretazione è del tutto discutibile. Tutto questo parte dalle denunce di un deputato Pentastellato, un sopravvissuto alle purghe. Uno che conta come discarica anche l’abbandono di un divano in periferia. Intendiamoci. Il degrado viene prodotto anche, se non soprattutto, da queste piccole cose. Io sto in via Palmanova. E’ prassi trovarsi i materassi in mezzo alla strada. È una cosa che dà fastidio. Odiosa. Ma non è una discarica. La differenza dovrebbe essere chiara a tutti. Solo che scrivere che 2700 interventi l’anno per ripulire la strada era molto, molto meno interessante. O no? Io dico di no. Anche perchè lo stesso articolo, a firma di Michelangelo Bonessa del 14 Febbraio, sottolinea il problema. Per smaltire i rifiuti ingombranti non c’è altro modo praticabile che chiamare l’Amsa. Ed aspettare. -rifiuti-ingombranti-a-milano_c0050a16fb862b47f1469a797c2a70f4Le richieste sono tante. Troppe. L’Amsa non ce la fa. E che Dio non voglia si chiamino dei privati a farlo. Mai. È più importante la differenziata, l’ideologia verde e tutte le balle che stanno rendendo ingestibile lo smaltimento dei rifiuti. Volete un esempio? La maggior parte del vetro che ricicliamo è del tutto inutile. Sulla carta molto ci sarebbe da dire e le cose utili, come ad esempio l’alluminio, finiscono nel secco. Quanto a quel che serve l’umido è un altro velo pietoso da calare. Insomma, la cosa utile da dire è che, persino nella gestione dei rifiuti, il pubblico fallisce. Cosa succede nel pratico? Per buttare il materasso devo attendere che le stelle si allineino, poi ho un tempo preciso in cui esporre il materiale. Oppure, la butto là, posso andare dove nessuno mi veda e lasciare il materiale e chi si è visto si è visto. Poi i cittadini lo segnalano, l’Amsa lo raccoglie, ma questo la ingolfa, impedisce di essere dove dovrebbe, questo rende difficile il conferimento ai cittadini onesti e si ricomincia da capo a quindici. Ovviamente siamo di fronte a due possibili soluzioni. Pretendere che cambiando funzionari, improvvisamente, grazie alla intrinseca onestà di quelli scelti tramite l’Xfactor Grillino, il sistema magicamente si autoripari. Oppure. Oppure c’è l’alternativa liberale.

Si liberalizza prima il sistema di raccolta, poi il sistema di smaltimento ed infine il sistema di stoccaggio. Si lascia ai privati la possibilità di organizzarsi, ed al mercato di decidere i prezzi migliori. Qualcuno obietterà che i privati lo fanno per profitto. Oserei dire che questa è ingenuità allo stato più puro. Anche il pubblico lo fa per profitto, ma lo calcola in altro modo. In parte come riscontro elettorale. Ma la parte più consistente è il giro di clientele che si fa con il lavoro pubblico. Quindi no, lasciare le cose in mano ai Comuni, a prescindere dall’onestà di chi li amministra, non è la scelta migliore.

Ma non ditelo ai Grillini. Sono impegnati a contare le discariche costituite da una carta di caramella per terra.

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