Il degrado e la teoria del proiettile sulla finestra

Milano

Milano 17 Febbraio – Cosa succede dopo che si è intervenuti per risolvere una situazione di degrado? È una bella domanda, anche perché risolvere i problemi costa e sapere come questi poi evolvono evita sprechi. Quindi, capiamoci: se io elimino un bivacco con uno sgombero, poi che succede? È una tematica scottante, che colpisce nel profondo l’idea stessa della sicurezza come prima occupazione dell’apparato Comunale. Se infatti fosse inutile, a che pro muoversi? È una tematica scarsamente studiata, ma estremamente interessante. Facciamo un esempio pratico, quello che gli anglofoni chiamano field case.

Un paio di anni fa, nel 2014, viene sgomberato definitivamente il bivacco che piegava da anni la zona di Cascina Gobba (si veda per esempio: http://video.corriere.it/cascina-gobba-blitz-mercato-dell-est/7ed52e4c-497b-11e3-9b5e-4a807d4a40fa ). Il caso è particolarmente interessante perchè, oltre alla parte residenziale, qui troviamo anche una fiorente attività economica. Ovviamente fuori legge. Quindi alla fine persino questa Giunta, nota per l’immobilismo elevato ad opera d’arte e della posizione subordinata ai desideri dei Centri Sociali, è dovuta intervenire. Una nota tragica e comica allo stesso tempo. Per avere l’appoggio dei rossi rossi non basta essere parte di una minoranza, si deve anche, direi soprattutto, essere dipendenti dallo Stato. Provare a liberarsi, per esempio esercitando il commercio, rende immediatamente indesiderabili. Quindi un bersaglio. Ma sorvoliamo. Dunque, si è intervenuti. Cosa succede a due anni?via Rubino

Nell’articolo vedete le immagini di via Rubino, ci sono dei camper. Ed una macchina. Gli occupanti, presumibilmente nomadi, usano pacificamente i dintorni come latrina. Sono del tutto tipici. Non c’è alcuna attività lavorativa ben evidente. No. Però. Però raccontano alcuni cittadini, che chiedono l’anonimato per evidenti ragioni, che il Venerdì notte gli imprenditori di Cascina Gobba riappaiano. Sono pochi, due o tre al massimo, ma il mercato sembra il medesimo. Solo contanti, solo merce facilmente trasportabile ed all’occorrenza occultabile. Lasciati a sufficienza in pace ricreeranno il loro ecosistema. Eppure. Eppure a Cascina Gobba erano molti di più, dove sono gli altri? Ecco, per saperlo dovremmo fare un esperimento.

Provate a colpire una finestra con un proiettile. Se il vetro regge vedrete un buco contornato da linee di rottura. Quello è l’effetto di uno sgombero. Le linee di rottura rappresentano la via che il degrado segue. Ovviamente gli spari su questo vetro sono molti. Ed a volte il vetro si rigenera, chiudendo i buchi, ma le linee, le linee signori miei restano là. Sono i percorsi di minor resistenza del tessuto sociale, ovvero i luoghi dove i cittadini hanno più paura di parlare. Però, come vedete in questo articolo, le foto arrivano. Il resto, come i servizi di geolocalizzazione, la divisione in timeline (ovvero ordine cronologico) eccetera sono merce comune. Che aspettiamo, quindi, a fare una app con tutto questo e magari un piccolo modulo, facoltativo, in cui inserire altri dettagli. Questi dati andrebbero a formare un archivio di informazioni qualificate. Questo ci permetterebbe di seguire le tante vie Rubino che si creano, andando ad impedire che diventino delle Cascina Gobba, ingombranti ed ingestibili.

Avremmo una sicurezza dinamica, innovativa, efficiente ed a basso costo. Soprattutto qualificata e partecipata. Ironicamente, quello che la Giunta Arancione ha cercato di smerciare, senza grosso successo, per cinque anni.

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