Con le ali tre metri sopra il cielo – Due libri di due generazioni .

Cultura e spettacolo

Milano 20 Febbraio – Non è mai semplice stabilire con esattezza quanto di personale dello scrittore ci sia in un romanzo, e quanto del cosiddetto “spirito del tempo”. Di solito, il risultato finale è un equilibrio tra questi due aspetti. Succede però, talvolta, che la bilancia penda nettamente dalla parte dello “spirito del tempo”. Alcuni libri diventano “generazionali”, condivisi e amati in massa dai giovanissimi del momento che in essi vedono rispecchiate le proprie tendenze, ambienti, riti, aspettative. Accade in modo dirompente, spontaneo.

Due romanzi italiani, “Porci con le ali” del 1976 e “Tre metri sopra il cielo”  del 2004, nonostante i tanti anni di distanza hanno la stessa vicenda alle spalle. Ambedue vengono consegnati senza tante pretese a piccoli editori, che ne stampano pochissime copie; nelle intenzioni degli autori c’è infatti la volontà di destinarli alla ristretta cerchia dei propri amici e dell’ambiente studentesco romano. È proprio quest’ultimo ambito, con il passaparola e la diffusione di fotocopie, che decreta il loro l’enorme successo facendogli travalicare i confini della città eterna:  i giovanissimi romani rendono, rispettivamente negli anni Settanta e nei primi Duemila, “Porci con le ali” e “Tre metri sopra il cielo” i romanzi in cui la maggior parte degli adolescenti italiani del tempo si rispecchia.

Somigliante potrebbe essere anche l’impostazione di base, che di fatto è il racconto della relazione tra due protagonisti liceali maschio-femmina. A parte questo, il resto è completamente differente: i due romanzi raccontano mondi lontanissimi.

“Porci con le ali”, già dal sottotitolo, è un “diario sessuo-politico”. Antonia e Rocco sperimentano, come modo per conoscere se stessi, le più svariate esperienze sessuali. Lo fanno con fame e curiosità, quasi fosse un imperativo. È il clima di rivolta contro l’educazione repressiva dei genitori, che impone a tutti i costi la messa in discussione dei rapporti di coppia, prestazioni erotiche eccezionali e mentalità più che aperta. Questo può ovviamente creare dei contrasti, come nel caso della protagonista femminile che oscilla tra desideri di tranquillità coniugale (bisogno di essere ascoltata, voglia di creare una famiglia) e comportamenti promiscui, atteggiamenti duri.

Decenni dopo, arriva “Tre metri sopra il cielo”. La politica è totalmente scomparsa dallo scenario, ma c’era da aspettarselo: già in “Porci con le ali” è solo un sottofondo, un modo di parlare; qualcosa di ormai istituzionalizzato a cui i giovani prendono parte senza reale consapevolezza. Politica, sesso, ricerca di sé vengono abbandonati per ritornare alla classica Storia d’Amore per eccellenza, con personaggi e ruoli ben definiti. Lei candida, ingenua, in questo caso con l’educazione che si confà a una ragazza “di buona famiglia”, non bellissima e intensa -come potrebbe essere solo una donna pericolosa- ma graziosa. Lui un giovane già vissuto, con una storia personale travagliata, più carnale, con un lato oscuro. Vivono una relazione di alti e bassi in cui lei viene introdotta in un mondo sconosciuto, tra aiutanti (gli amici) e antagonisti (in primis i genitori, garanti dell’immutabilità della divisione in classi sociali). Al di là dei Miss Sixty, delle serate in discoteca e dello zainetto Camomilla, la solfa è la stessa di tantissime altre storie antiche e nuovissime: un po’ “Cime tempestose”, un po’ “Twilight”.

Trent’anni dividono questi due romanzi, quanto quelli che dividono due generazioni padre-figlio. Se le letture cult dei giovanissimi possono rivelare davvero qualcosa di ogni epoca, credo sia evidente che a un momento di esplosione ed esplorazione è seguito un ritorno nei ranghi. Forse, una volta raggiunto il limite, pure tra i giovani si è deciso di tornare indietro a modelli tradizionali, più rassicuranti?

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Francesca del Boca

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