Milano 20 Febbraio – “Anche le volpi finiscono in pellicceria”. La vecchia frase di Bettino Craxi sembra tagliata a pennello per Matteo Renzi. Il Premier era sicuro di trasformare la legge Cirinnà sulle unioni civili nell’ennesima dimostrazione della propria capacità di applicare all’attuale realtà parlamentare la vecchia politica andreottiana dei “due forni” (la “volpe” a cui si riferiva Craxi era appunto Giulio Andreotti). Ma ha dovuto prendere atto amaramente che giocare alla maggioranza variabile, un giorno appoggiandosi ai verdiniani ed il giorno seguente al Movimento Cinque Stelle, non sempre produce il risultato sperato. Perché per fare in modo che i “due forni” funzionino ci vogliono alcune condizioni precise. La prima è che siano entrambi affidabili e non volatili. La seconda è che i soggetti disposti a comportarsi da “forni” abbiano l’interesse politico a farlo. La terza è che chi realizza questa politica possa contare su unità e compattezza interna. La quarta ed ultima è che questa politica non venga compiuta con prepotenza da leone, ma con accortezza ed umiltà da volpe.
Di queste quattro condizioni neppure una è stata presente nella vicenda della legge sulle unioni civili. È vero che i verdiniani hanno confermato la loro piena disponibilità a giocare stabilmente di sponda con Renzi, ma il loro comportamento non è bastato. Ci voleva la contemporanea sponda dei grillini. I quali, però, hanno dimostrato l’esatto contrario dei verdianini, cioè di non essere affatto disponibili a mettersi al servizio del Presidente del Consiglio. Gli interessi degli uni e degli altri erano e sono diversi. I verdiniani hanno legato la loro sorte a quella di Renzi e hanno l’assoluta necessità di tenere in piedi il Premier. I grillini hanno invece l’interesse opposto di tentare sempre e comunque di mettere in difficoltà il Partito Democratico ed il Governo per presentarsi al Paese come l’unica vera forza politica di opposizione al sistema.
Se il Pd fosse rimasto unito a Renzi sarebbe stato sufficiente l’apporto dei verdianiani per trasformare la Cirinnà nella sua ennesima marcia trionfale. Ma mai come in questa occasione le divisioni sono esplose con effetti devastanti. Al punto che gli stessi renziani si sono lacerati tra quelli che forzavano la mano per apparire più bravi agli occhi del leader e quelli che frenavano nel timore di compiere qualche errore e finire in disgrazia sempre nei confronti del “capo”.
Il “doppiofornismo”, infine, è stato condotto con quell’arroganza e quella prepotenza che sembrano essere diventate la vera cifra del modo di fare politica renziano. Una cifra che nei tempi facili può condurre al successo facile. Ma in quelli difficili porta inevitabilmente alle batoste!
Arturo Diaconale (L’Opinione)
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