Milano 21 Febbraio – In via Lattanzio, a ridosso del centro di Milano, si sta consumando un’assurdità burocratica di stampo Kafkiano. In questa storia c’è di tutto, dal clan dei Casalesi alla crisi economica. Di certo, tre mesi prima del fallimento della ditta costruttrice, un avvocato collegato all’operazione. L’accusa era quella di aver aiutato i clan. Quindi, in via Lattanzio, si è arrestata l’espansione della Camorra. Forse. Non lo so, io spero e voglio pensare di sì. Di certo dopo quattro anni dal fallimento abbiamo, in una zona semi centrale di Milano un palazzo colonizzato dal degrado. È un hotel. Ogni piano ha il suo arredo, i suoi murales. Di notte si contano fino a 50 persone che si accampano qui. Il problema è che dell’identità di questi soggetti nulla sappiamo. Quindi, per fermare l’avanzata dei clan, abbiamo aperto uno squarcio nella carne viva di Milano. E qui si è innestato il degrado. A ridosso di una scuola, peraltro. Da qui parte la battaglia di Davide Ferrari Bardile e Silvia Sardone, responsabile del Dipartimento Sicurezza e Periferie di Forza Italia Lombardia.
Dopo la denuncia, una trasmissione televisiva, la raccolta di firme e l’annuncio del presidio di ieri, 20 Febbraio 2016, si è mosso persino il Comune. Qui dovremmo fermarci un attimo. Ricordate quando a sinistra si diceva che la sicurezza non è competenza del Sindaco? Ricordate quando gli Arancioni dicevano che i problemi si risolvevano con l’integrazione, la solidarietà, gli unicorni e la grande marcia degli orsetti gommosi? Ricordate, infine, quando si accusava di demagogia chi diceva che il Comune aveva i mezzi per fermare il degrado? Ecco, io ricordo. Granelli, evidentemente, no. Si legge, infatti, sul sito del Comune di Milano:
“ In questi giorni il Comune di Milano emetterà ordinanza contingibile e urgente verso i proprietari dello stabile di via Lattanzio, edificio la cui costruzione non è mai stata terminata e che da tempo è soggetto a occupazioni e causa di degrado per il quartiere.”
Poi prosegue il nostro ineffabile Comune:
“Lo scorso 2 febbraio, a seguito delle sollecitazioni dell’Amministrazione il Tribunale fallimentare di Milano con una sentenza ha chiarito le responsabilità della proprietà e di altri soggetti coinvolti nel fallimento avvenuto nel 2012.”
Eroico, come sempre, l’assessore. Sono assolutamente certo che abbia dovuto aspettare il tribunale per fare l’ordinanza. Di sicuro, chi non ha aspettato niente e nessuno, sono stati i cinquanta residenti che con Silvia Sardone e Davide Ferrari hanno marciato ieri da viale Umbria fino a via Lattanzio. Chiedendo sicurezza per i propri figli, decoro per il loro quartiere e lotta vera al degrado. Hanno risposto con compassione ai pochi contestatori che chiedevano dove andavano messi a dormire gli sbandati che vi stavano. Era una domanda stupida. Quella gente credeva, era ovvio per chi vi stava in mezzo, nella libertà. La gente non si “piazza”. Gli si offrono opportunità e possibilità. Chi le rifiuta, chi non vi si adatta, chi non segue le regole merita rispetto, ma non compassione. Chi merita compassione sono le madri che hanno una continua fonte di pericolo dietro il cortile della scuola dei propri figli. Questa è la differenza tra chi marciava e chi protestava. Chi marcia sa quali siano le priorità ed agisce per difenderle. Gli altri sanno solo criticare, restare fermi e fornire terreno fertile a degrado ed insicurezza.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.