Milano 25 Febbraio – Taci, l’amico americano t’ascolta. Silvio Berlusconi si conferma l’uomo più intercettato di sempre. Non esiste essere umano più spiato di lui. Nessuno. In un quarto di secolo, direttamente o indirettamente, le sue parole sono state ciclicamente captate in via ufficiale, informale, abusivamente. Se non potevano arrivare ad ascoltarlo in viva voce – a causa delle inviolabili (sic!) prerogative parlamentari – hanno messo sotto controllo i telefoni di gente che lui abitualmente sentiva o frequentava, dai giornalisti agli imprenditori, dai produttori tv a figure istituzionali, dagli affaristi ai faccendieri, dalle fidanzate note alle escort diventate famose passando per celebri frequentatori di cene galanti, per lenoni di corte e via cianciando. Da parlamentare e pure da premier lo hanno fatto fesso i magistrati e le ospiti di Arcore, gli sbirri di polizia e i nostri servizi segreti rivelatisi incapaci di difenderlo dalle intrusioni dei servizi alleati. Grazie a Wikileaks scopriamo oggi che nel 2011 la Nsa di Obama era riuscita a infiltrarsi nelle comunicazioni dell’amico e alleato Silvio oltre che dei più fidati collaboratori. Migliaia di conversazioni archiviate e girate ai partner europei a riprova di un sofisticato complotto – fin qui solo paventato sommando più indizi – per disarcionarlo da Palazzo Chigi. E non è un caso che proprio dal 2011 l’Italia ha avuto solo governi imposti dai figli di Troika anziché legittimamente eletti dal popolo italico. Ci fosse stato Bettino Craxi, avrebbe difeso senza esitazione la sovranità nazionale, come peraltro fece a Sigonella schierando un manipolo di carabinieri contro plotoni di marines.
Nell’attesa di capire se questo è solo l’antipasto di una divulgazione massiccia di intercettazioni dell’ex premier e se il dopo Berlusconi ha significato anche una interruzione della centrale d’ascolto, ci dobbiamo accontentare di Renzi che oltre a convocare l’ambasciatore Phillips, sorvolare su una commissione d’inchiesta, protestare via agenzie di stampa con Washington, nulla farà perché pari a zero sono il potere contrattuale dell’Italia, il prestigio internazionale dell’esecutivo e il coraggio donabbondiano del premier. Resta l’ennesima figuraccia di un Paese, il nostro, schiavo dei poteri forti finanziari a cui solo Berlusconi riuscì a opporsi flirtando con Putin e inciuciando con Gheddafi. E l’ha pagata. Con un controllo capillare in stile Ddr. Per un quarto di secolo tutti hanno curiosato nella vita privata sua, dei suoi figli, dei parenti e degli amici. Le sue telefonate private (inutili alle indagini) le abbiamo lette prim’ancora di ascoltarle in quei tribunali dove adesso, con il Cav fuori gioco, è fatto divieto di depositare le conversazioni private non utili alle indagini. Berlusconi avrà mille difetti ma ha una marcia in più. L’hanno disarcionato con un golpe finanziario e un colpo di stato politico-giudiziario. Chiunque al suo posto sarebbe già crepato. Invece lui sta ancora sul pezzo, prossimo agli 80, acciaccato e accerchiato magicamente, con pettegolezzi su nuovi amori e diete vegane. La scoperta dell’America spiona gli sta dando ragione sul complotto e chi gli dava sempre contro oggi confessa l’imbarazzo e crepa d’invidia. Lunga vita al Cavaliere (e al maresciallo in cuffia che salutiamo rispettosamente).
Gian Marco Chiocci (Il Tempo)
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