Milano 27 Febbraio – L’attuale geografia della povertà a Milano riassume tipologie impensabili qualche anno fa. Ed è la prova evidente delle tante difficoltà che la gente vive in questo momento di crisi, con poche speranze. Sabrina Cottone su Il Giornale racconta “Otre che gli uomini dai cinquantotto ai sessantacinque. Perdita di lavoro e incapacità di mantenersi sono le ragioni principali. I giovani lasciano il nucleo familiare sperando di riuscire a muoversi in autonomia ma poi tutto risulta complesso e complicato e finiscono nei centri di accoglienza». Gli uomini sono il novanta per cento di questo universo: il 61% sono celibi, ma il 28% sono coniugati, il 10% tra divorziati e separati. «In realtà il dato dei coniugati è da valutare bene – spiega la dottoressa Regazzo -. Sono sposati ma perdono il lavoro e perdono la dignità, spesso a causa del gioco, così non mantengono più il rapporto con il nucleo familiare. Legalmente non sono separati, ma non tornano a dormire nelle loro case.” Persone sbandate, che vivono alla giornata e “ A volte ci sono anche problemi legati all’alcol e alle sostanze, ma il gioco è sempre più una patologia pazzesca». E nonostante la volontà di curare o prevenire, creando momenti di supporto, il fenomeno è in aumento. Riferisce sempre Il Giornale “Le donne sono dieci su cento ma a preoccupare è la tendenza, che le vede aumentare di anno in anno. Il 32 per cento sono separate o divorziate, il 15 per cento sono vedove ed è stata la morte del marito a costringerle a una vita da senzatetto. «Le donne fino a qualche anno fa hanno sempre trovato forme di accoglienza nei loro nuclei familiari d’origine, ma adesso le famiglie si sono impoverite – spiega ancora Regazzo -. Oppure facevano le badanti: sempre più donne che arrivano ai centri hanno perso questo lavoro. Ultimamente registriamo una crescita di donne rumene rimaste senza lavoro e senza casa». Da ultimo ci sono i senzatetto pendolari: uno su due risiede altrove e viene a Milano per poter godere dei servizi che la città garantisce a chi non riesce a far da sé: mense, luoghi per fare il bagno e cambiare i vestiti, centri in cui poter passare una notte al coperto e all’asciutto”
Una varietà di nuovi poveri a cui l’emarginazione ha tolto la dignità e i sogni.
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