Milano 28 Febbraio – Cari cittadini, ascoltate: se accogliete in blocco 300 immigrati vi costruiamo le fogne. E forse anche i lampioni. Ci state? Sì, d’accordo: avrete accanto casa un mostro come quello di Mineo, un centro incontrollabile epperò dotato di ogni comfort, fucina di ogni irregolarità epperò completamente ristrutturato a suon di soldi pubblici. Ma in compenso voi, cari cittadini, potrete concedervi il lusso di ritornare a casa senza accendere la torcia elettrica (forse). E, soprattutto, avrete finalmente il diritto di tirare la catena del wc scaricando direttamente nelle fogne cittadine. Non vi sembra una proposta imperdibile?
Non ridete: non è uno scherzo. È quello su cui devono davvero decidere gli abitanti di Civitavecchia. In città, infatti, al posto della ex caserma De Carolis sorgerà un Cara (centro accoglienza richiedenti asilo, proprio come Mineo) destinato ad ospitare 298 persone.
Il progetto ha già avuto il via libera della Regione Lazio e del comitato tecnico del ministero, e a guardare i disegni e i rendering di quello che verrà costruito c’è da rimanere a bocca aperta. Gli immigrati avranno a disposizione campi da calcio, ludoteche, biblioteche, aree verdi, aule didattiche, ambulatori specialistici, luoghi di culto, empori e barberie riservate: in tutto 5.358 metri quadrati di superficie, 17.495 metri cubi di edifici, che saranno ristrutturati dallo Stato (cioè a spese nostre) sganciando sull’unghia 5 milioni di euro.
Il maxi progetto ora è arrivato al Comune che entro 15 giorni dovrà dare il suo via libera: è necessaria, infatti, la variazione del piano regolatore, con il cambio della destinazione d’uso dell’area, da zona militare a zona servizi. Il problema è che i cittadini sono insorti, perché ovviamente avere un Mineo vicino di casa non fa piacere a nessuno. Soprattutto non fa piacere che si spendano 5 milioni di denaro pubblico per attrezzare campi da calcio, ludoteche e barberie per gli immigrati, mentre proprio accanto alla ex caserma De Carolis c’è un quartiere semi-abbandonato, con circa 2mila abitanti che non hanno l’allacciamento alla fogna e godono di un’illuminazione pubblica, diciamo così, piuttosto precaria.
Vi pare possibile? A ben guardare, quello che succede a Civitavecchia è la rappresentazione plastica, quasi la foto istantanea, del sentimento di milioni di italiani che si sentono ogni giorno abbandonati e trascurati dallo Stato: ma come? Noi lavoriamo, paghiamo le tasse, facciamo i l nostro dovere e poi non abbiamo nemmeno le fogne? E invece i richiedenti asilo (che poi si dimostreranno almeno per la metà clandestini, cioè persone che non hanno diritto a stare in Italia) hanno, se non alberghi quattro stelle, almeno, quando va male, un caserma rimessa a nuovo con barberia e ludoteca inclusa? Come è possibile che nessuno si renda conto che si tratta di una inaccettabile discriminazione a danno dei cittadini di questo Paese?
A Civitavecchia, infatti, come in tante città d’Italia, si scontano i problemi quotidiani della disoccupazione, delle scuole che cadono a pezzi, dei servizi sociali che stringono i cordoni della Borsa, delle municipalizzate che annaspano e delle persone senza casa che aspettano da anni di poter avere un tetto. Come si fa ad accettare a cuor leggero il rendering dei vialetti alberati e delle linde casette in cui, al prezzo di 5 milioni di euro, verranno ospitati ivoriani, senegalesi, marocchini, tunisini, gente che non scappa da una guerra e dunque non ha alcun diritto a stare da noi? Tanto più che, come è successo a Mineo, un simile concentramento di persone, risulterà difficilmente controllabile: aumenteranno furti, rapine, commerci abusivi. E di conseguenza diminuirà la sicurezza dei cittadini. Ai quali, legittimamente, girano un po’ i cosiddetti.
I lavori dovrebbero essere finiti entro un anno. Prima però, come dicevamo, ci vuole l’approvazione del Comune.
Il provvedimento è in discussione ora. E che si inventa allora il sindaco Cinque Stelle per convincere i suoi cittadini ad inghiottire l’amaro boccone? Semplice: promette che, con i soldi in arrivo dallo Stato per ristrutturare la caserma, chiederà di sistemare anche le fogne e l’illuminazione pubblica del quartiere lì vicino. Non vi sembra uno scambio adeguato? Voi vi prendete 300 immigrati, l’aumento dei furti, la paura, un bubbone esplosivo vicino a casa, però in compenso potrete finalmente contare su quello che, pagando le tasse, avreste avuto diritto di avere da un pezzo. Ma non illudetevi: se poi volete anche campi da calcio, ludoteche o barberie, costruiteveli da soli. Noi siamo già troppo impegnati a fornirli (gratis) agli immigrati…
Mario Giordano (Liberoquotidiano)
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