Polvere di stelle e detriti di vecchie ingiurie, antiche opere di canalizzazione della rabbia come disse Beppe Grillo secondo il quale, quando il Movimento nacque e si diffuse, lo Stato avrebbe dovuto ringraziarlo per il servizio svolto, quello di infognare i legittimi sentimenti di rivolta legittimamente espressi da un popolo frastornato da notizie di malversazioni e ruberie, i quali, anziché dar mano a forche e forconi, si contentarono di entrare nelle file grilline dando così luogo a un possente movimento subito guardato con attenzione dai narcotrafficanti venezuelani ansiosi di alimentare crisi europee.
Giuseppe Conte, un personaggio con una sua compagnia, dotato di mobilità e considerato un discreto fantasista sorpreso molte volte sullo scranno del Primo ministro, ha dovuto prendere decisioni mai viste per trovare la bocchetta dell’aria, come quella di aprire alla destra in area berlusconiana, cosa che fa uscire le bolle dell’orticaria al folletto portafortuna detto Dibba, il quale entra e esce dalle foreste per sconfessare, rifondare, vituperare, fare le boccacce seguendo una sua antropologia. La verità? Tocca tenerseli fino al 2023 quando le elezioni teoricamente dovrebbero rispedirli tutti a casa. Ma il tempo anziché galantuomo è una gran carogna, sicché non possiamo essere sicuri di nulla.
Il grande fatto seminuovo della storia del nostro paese è che l’elettorato un tempo monogamo, frate francescano ossessivo, funzionario comunista indomito, socialista da generazioni come da foto nella cornice, si è fatto puttanissimo, libertario, a votare manco ci va perché se non c’è nessuno che gli piaccia lui li manda tutti a quel paese.
L’Italia è diventata matura e prova ne sia che finisce nella differenziata tutta la politicuzza dei politicanti della recente preistoria i quali frignano come se fosse una disgrazia: “Aridatece quella agorà in cui si fanno compromessi e giochi, si paga pegno, si minaccia la rottura, si ricompone la pace, la pace tutta, si trova un nuovo equilibrio e un nuovo accordo… dov’è finito quel nostro mondo? Finito come l’Amazzonia?”. Il colpo di grazia dei Cinque Stelle è stato quando hanno visto che andava per suo conto la prospettava di un Conte tre. Si svolse un summit in videochiamata e fu presa la decisione di recuperare con una rete a strascico l’Italia adagiata fra Libia Cina Uzbekistan e Moldavia per riportarla su su, fino alla vera Europa in cui vivono i popoli con i piedi per terra non quelli nell’acqua. Per farlo si vide subito che bisognava investire un gran pacco di quattrini e che però questi quattrini sarebbero finiti dispersi nei mille rivoli dei provvedimenti a pioggia e che quindi ci voleva un commissario punto, ma diciamo meglio, un benevolentdictator, appunto il benevolentdictator che non è mai esistito, e un po’ la figura platonica dell’intellettuale al potere.
Paolo Guzzanti (Il Riformista)
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