Milano 6 Marzo – Quel direttore è un pazzo: lavora troppo. Ma come si permette? Non lo sa che questo è un ufficio pubblico? Anni e anni di scartoffie immobili, di inattività diffusa, di furbetti del cartellino che timbrano e vanno a fare lezioni di yoga o corsi di canoa. Che è successo all’improvviso? Che gli è preso a quel tipo? Il morbo di Stakanov? Il virus della tarantola produttiva? E non sarà mica contagioso? Avanti, corriamo ai ripari prima che l’epidemia del Director Operosus si diffonda pericolosamente e rovini intere generazioni di sereni fankazzisti. Così i sindacati si sono subito mobilitati e hanno scritto al ministero. Documento ufficiale, richiesta urgente: non si può andare avanti così. Ma lo capite? Un direttore che arriva in ufficio alle 7 del mattino e non se ne va prima delle 21. Magari senza nemmeno la pausa pennichella. Senza la classica spesa al mercatino di metà mattina. Neppure un passaggio alla bocciofila intorno alle 18, così per fare due chiacchiere e prendere lo spritz. Niente di niente: quello è proprio un pazzo. Lavora.
Se pensate che io stia scherzando non avete letto il documento sindacale in questione: tre pagine e mezza inviate dai rappresentanti dei lavoratori della Reggia di Caserta al ministero dei Beni Culturali. Dove, fra espressioni contorte e fumose rivendicazioni, compare la frase destinata a rimanere nella storia della Repubblica fondata sul (poco) lavoro: «Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura». Proprio così: a «mettere a rischio l’intera struttura», per i sindacati, non sono gli sfaccendati, gli assenteisti, i latitanti della scrivania, i capi che vanno a giocare a tennis in orario d’ufficio o quelli che si riuniscono più con l’amante che con i propri collaboratori. Macché: «a mettere a rischio l’intera struttura» è chi permane nella struttura per lavorare. Lavorare? Alla scrivania? Fino a tarda ora? Ma cosa diavolo gli passa per la testa?
E pensare che il pericoloso sovversivo dell’ufficio pubblico ha un passato che non dovrebbe contribuire alla sua fama di stakanovista. È infatti un ex giornalista, membro eletto della mia amata categoria che ha scritto sulla tessera dell’ordine professionale «sempre meglio che lavorare». Mauro Felicori, bolognese, è stato a lungo responsabile di Palazzo Accursio a Bologna, ed è molto esperto di cultura (altro fatto piuttosto strano per un ex giornalista). Da cinque mesi è arrivato a Caserta e anziché usare la Reggia del Vanvitelli per tirare avanti qualche anno verso la pensione senza stancarsi troppo, fra una colazione e una gita fuori porta, un cocktail e una matinée, s’è messo in testa di lavorare. Lavorare, capite? Roba da pazzi.
Ha cominciato con il fermarsi a Caserta anche il week end. E tutti gli dicevano: ma perché non torni a Bologna? Puoi partire il giovedì, rientri il martedì, come fanno tutti i direttori, no? Prenditela comoda, stai tranquillo, non ti affannare. E invece, niente. Lui, il Felicori, testardo passa il week end a Caserta, qualche volta va pure in ufficio di sabato o domenica mettendo ancor più a repentaglio l’intera struttura. E al lunedì mattina, zac, puntuale: alle 7 è già in ufficio. Dico io: alle 7. Ma vi pare? Quella è l’ora in cui si fanno i sogni migliori, una bella dormitina prima di pregustare la sfogliatella con il cappuccino. Le 10, ecco: le 10 è un buon orario perché un direttore cominci a lavorare, magari anche le 11. E alla sera? Perché non uscire intorno alle 16-16.30, come deve fare un vero direttore? Perché non inventarsi una visita di rappresentanza, un impegno improrogabile, un appuntamento fuori sede per salutare tutti e andarsela a godere? Niente: quel pazzo sta in ufficio fino alle 21. Tutte le sere. Ovvio che la struttura rischia. Gli uffici pubblici sono abituati a ogni categoria di dirigenti: incapaci, inefficienti, vandali, ladri, corrotti, disgraziati. Ma i dirigenti che lavorano, per l’amor del cielo no, quelli proprio non li regge.
L’intervento del ministero, per fortuna, è stato immediato. Appena ricevuto l’allarme del sindacato, infatti, il direttore con il pericoloso vizio del lavoro è stato subito chiamato da Roma: ma che succede lì? Cos’è questa stravaganza? Non potete fare anche voi un bello scandalo assenteismo come tutti gli altri? Un po’ di tangenti? Una corruzioncella? Cos’è questa mania di lavorare? E forse, fra un telefonata e un’altra, nessuno ha trovato il tempo di andare a leggersi i dati. Altrimenti si sarebbe accorto che a febbraio nella Reggia di Caserta, c’è stato un incremento delle presenza di visitatori del 70 per cento rispetto all’anno scorso, quando il direttore stakanovista non c’era. 70 per cento in più, senza un evento particolare, una mostra, un anniversario, niente di niente: è un risultato eccezionale, si capisce, per un monumento pubblico. Ma non bisogna dirlo ai sindacati della Reggia, altrimenti chissà come s’infuriano. E chissà quanti altri documenti scrivono per difendere i loro privilegi. Come il martedì di riposo. Già: forse non lo sapete, ma la Reggia di Caserta, dopo il lunedì che di per sé è stancantissimo, rimane da sempre chiusa per far riposare i dipendenti. Non sarà che questo pazzo di un direttore adesso vorrà pure mettersi a lavorare di martedì, eh?
Mario Giordano (Liberoquotidiano)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845