Milano 6 Marzo – Ciò che vi descriverò non c’è su nessun altro giornale, perché i giornalisti non hanno parlato e non hanno visto ciò che io ho visto. È un vezzo dei cronisti. Quando si parla di politica, quando si parla dei politici, le loro schiene sono sempre date ai militanti. Alla gente comune. Si scrivono lunghe pagine sulle dichiarazioni, sulle intenzioni e sulle promesse. Ma non si racconta mai di come, in un giorno di pioggia, a più di vent’anni di distanza, alcuni militanti abbiano sfidato l’umidità e la vecchiaia per esserci e passare il testimone. Negli articoli di Corriere e Repubblica abbiamo attori che si muovono nel vuoto. Sarebbero potuti essere all’Ergife, a San Babila o a Dubai. Si vede un manifesto, un tavolo. Il vuoto attorno. Parisi dichiara. Maroni aggiunge. Sosteneva Nieztsche che i fatti, da soli siano stupidi. Non poteva immaginare quanto possano esserlo le dichiarazioni. Non dimentichiamoci che nel vuoto i rumori non si sentono, perchè non hanno nulla su cui muoversi. Invece ieri Parisi e Maroni, ve lo confido personalmente, non si muovevano nel vuoto. Si muovevano in periferia. In Viale Monza, fermata Turro. Vicinissimo a Via Padova. Vicinissimo al degrado di via Adriano. Ma anche vicinissimo alle case Aler occupate di tutta Milano, come in via Bolla, ad esempio. Erano in via Colletta, sotto le finestre vuote del palazzo della Morte. Erano vicino alla Caserma Mameli, espropriata alla gente per farne un parco giochi per costruttori falliti. Erano di fianco a Piazzale Rimembranze a Lambrate, ed erano ad un passo dai Rom che minacciano i pochi cittadini resistenti. Erano ad un angolo di Piazza Castello ad indignarsi per i disastri di Expo Gate. Erano in ogni via resa insicura da una politica pressapochista. E c’erano perchè a portarceli c’era Silvia Sardone. Di immagine in immagine, di foto in foto, dall’accampamento di Via Idro fino alle occupazioni di via Bolla la Consigliera ha portato il candidato ed il Presidente nel cuore malato di Milano. Mentre Sala pontifica dalla sua roccaforte nel centro radical chic di un centro che sembra la Città Proibita di Mao, il centrodestra si è mosso e si è spostato. C’era una sala di trecento persone alle spalle dei cronisti. C’erano quasi trecento persone in quella sala. E fuori di essa. E sul marciapiede. Sotto l’acqua. Al freddo. Incuranti di tutto. Incuranti di qualsiasi cosa non fosse l’obiettivo, il grande obiettivo. Non è politica il partito. Poteva esserci qualsiasi bandiera là fuori, ma l’esigenza era una ed era chiara. Tornare a governare col buonsenso. La linea che Silvia Sardone e Stefano Parisi condividono. Non si chiedono miracoli, si chiedono bigliettai.
Quando negli anni 90 Rudy Giuliani dovette ripulire New York e restituirla ai suoi cittadini onesti, ereditò il problema della gestione della metropolitana. All’interno la gente aveva paura. Militarizzarla e presidiarla era impossibile. Quello che si poteva fare era metterci dei bigliettai. Sorriderete voi, loro non avevano le bande di Latini che girano col machete. È vero. Giravano armati di pistole. Ma per muoversi avevano bisogno del degrado. Il degrado, con i semplici bigliettai, diminuì. Sempre di più. Fino a sparire. Senza il degrado le bande non si trovarono più a loro agio. Si era drenata la palude. Questo fece Giuliani. Questo propone Silvia Sardone. Su questo concorda Parisi. Non si chiede di nuclearizzare alcunchè. O di schierare l’intero esercito. No, solo soluzioni pratiche. Parisi ha rilanciato, ad esempio, sulle occupazioni. Sgombero, ma con attenzione particolare alle reali esigenze. Altro che una casa per tutti. Fuori chi delinque, ed una volta fuori vediamo come aiutare chi ne ha, eventualmente, diritto.
Questa non è una resa. È una dichiarazione di guerra micidiale. Al degrado figlio dell’ideologia, prima di tutto. Ed alla delinquenza, subito dopo. Non c’è nulla che spaventi di più i delinquenti della calma determinazione di chi si pone obiettivi concreti.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,