Milano 11 Marzo – La sua Africa, quella di Matteo Renzi per intenderci, il premier l’ha scoperta anni fa, quando ancora era sindaco di Firenze, accomodato nella poltrona di “Porta a Porta”, su Rai Uno, ospite di Bruno Vespa.
Non si erano consumati i sequestri di italiani né tantomeno i morti ammazzati con le salme da riportare in patria, e Matteo argomentava sulla guerra civile in Libia e su Gheddafi in crisi: «I fatti della Libia, ma anche degli altri Paesi nordafricani, che si stanno consumando in queste ore sotto i nostri occhi, dimostrano che il 2011 è in realtà il 1989 del Mediterraneo».
Erano i tempi in cui l’Europa vagheggiava ancora di primavere arabe che avrebbero portato libertà nei paesi nordafricani. Uno strabismo di cui ancora oggi tutti, europei e africani coinvolti, stiamo pagando il prezzo. Erano le ore in cui Nicolas Sarkozy, l’allora presidente francese, approfittando della presidenza di turno del G8 e del G20 spingeva per l’ingerenza, l’intervento armato, in Libia, un intervento che pochi giorni fa il premier Renzi, ospite da Barbara D’Urso su Canale 5, a Domenica Live, ha criticato. Ebbene, cosa diceva della crisi libica il buon Matteo (a parte la considerazione sul 1989, che in Europa ha portato al crollo del comunismo e alle libertà e che in Africa non si è mai realizzato)?
«Per me – spiegava – è una pagina storica, che però può portare questi Paesi a due snodi fondamentali: da una parte un regime di libertà e democrazia, dall’altra il riemergere di forti ondate di integralismo, che abbiamo già conosciuto». E passando da “Porta a Porta” ad “Omnibus”, su La7, Renzi continuava a spiegare la sua Africa: l’Italia deve stare «senza se e senza ma» dalla parte di chi «chiede più democrazia». «È evidente – aggiungeva – che il Governo italiano (ndr, all’epoca era premier Silvio Berlusconi) ha avuto all’inizio qualche imbarazzo, per mille motivi più o meno comprensibili: dalle questioni economiche, ai rapporti storici, ai rapporti particolari tra il Governo e Gheddafi, che, ricordo, qualche mese fa era a Roma a convertire qualche centinaia di hostess, oltre che a parlare di affari economicamente importanti. Quando ci sono centinaia di persone che perdono la vita prima della realpolitik, prima degli interessi economici, un Paese libero e democratico come l’Italia deve dire senza se e senza ma di stare dalla parte di chi protesta e di chiede più democrazia». Per chiudere con un «stiamo vivendo una pagina incredibile di storia che racconteremo ai nostri figli. Una sorta di 1989 del mediterraneo». Teneo te Africa. Anzi, no.
Massimiliano Lenzi (Il Tempo)
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