Milano 14 Marzo – C’è una mano invisibile che entra nelle tasche dei lavoratori dipendenti. Che nel 96 per cento dei casi pagano le tasse attraverso un prelievo alla fonte e cioè direttamente dalla busta paga oppure sono incluse nei beni o nei servizi che vengono acquistati. Solo il 4 per cento è versato al fisco consapevolmente, vale a dire attraverso un’operazione di pagamento presso uno sportello bancario o postale.
A fare i conti di quanto la carezza del fisco ci porterà via senza avene un’esatta percezione è l’Ufficio studi della Cgia che, per il 2016, ha calcolato in 17 mila euro il carico fiscale complessivo che graverà su una famiglia tipo composta da due lavoratori dipendenti (marito e moglie) con un figlio a carico. L’obiettivo dell’analisi, spiega la Cgia, «era quello di dimostrare che il prelievo effettuato con il sostituto di imposta origina un rapporto tra il fisco e i lavoratori dipendenti molto diverso da quello intrattenuto dai lavoratori autonomi che, per loro natura, sono chiamati a pagare in misura consapevole la gran parte del proprio carico fiscale», Ciò, osserva l’associazione, «determina un’insofferenza nei confronti delle tasse molto superiore a quella manifestata dai dipendenti».
«Nel momento in cui ci rechiamo in banca o alle poste per pagare il bollo dell’auto, la Tari o l’Imu -segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo- psicologicamente percepiamo maggiormente il peso economico di questi versamenti rispetto a quando subiamo il prelievo dell’Irpef o dei contributi previdenziali direttamente dalla busta paga». «Nel momento in cui mettiamo mano al portafoglio -osserva ancora- prendiamo atto dell’entità del pagamento e di riflesso scatta una forma di avversione nei confronti del fisco. All’opposto, quando i tributi vengono riscossi alla fonte, l’operazione è astrattamente meno indolore, perché avviene in maniera automatica». Sebbene la pressione fiscale sia leggermente in calo, secondo la Cgia rimane ancora troppo elevata e, indipendentemente dalla forma del prelievo, va assolutamente abbassata. «Gli ultimi dati disponibili -afferma il Segretario degli artigiani di Mestre, Renato Mason- ci dicono che in Italia la pressione fiscale è di oltre 4 punti percentuali superiore a quella tedesca, di 6 punti rispetto a quella olandese, di 9 nei confronti di quella spagnola e di oltre 13 se la comparazione viene eseguita con quella irlandese». «È ovvio come con questi gap -osserva- sia difficile competere in campo internazionale. Soprattutto per le nostre piccole imprese che oltre a pagare troppe tasse sono penalizzate anche da un sistema paese poco sensibile alle loro esigenze». Dagli elaborati dall’Ufficio studi della Cgia emerge che il prelievo fiscale si suddivide in 3 grandi capitoli, a cominciare dal prelievo «alla fonte». Con questa disposizione la nostra famiglia tipo versa il 65% del totale del carico fiscale annuo (pari a 11.098 euro). Rientrano in questa categoria i versamenti dei contributi previdenziali Inps, Irpef e le addizionali regionali e comunali Irpef. Quindi la Cgia evidenzia il capitolo delle tasse nascoste. Ogni qual volta facciamo il pieno alla nostra auto e paghiamo le bollette di luce e gas, spiega la Cgia, ci facciamo carico anche delle accise, senza contare le imposte che ci vengono inglobate nel momento in cui rinnoviamo l’assicurazione dell’auto e paghiamo i bolli dei conti correnti e i dossier titoli.
Inoltre un peso importante per le nostre tasche ce l’ha l’Iva che versiamo ogni volta acquistiamo un bene o un servizio. Da quest’anno, infine, il canone Rai non lo pagheremo più allo sportello, ma ci sarà «spalmato» sulla bolletta elettrica. Le tasse nascoste pesano sulla nostra famiglia tipo per 5.230 euro (31 per cento del totale).
Infine la Cgia passa all’analisi del capitolo delle tasse «consapevoli». Ormai, osserva, sono ridotte al lumicino: da quest’anno solo il bollo auto e la Tari costringono la famiglia di dipendenti a mettere mano al portafogli per un importo di 696 euro (pari al 4 per cento del totale). (Il Tempo)
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