Milano 15 Marzo – Arrestati oggi a Milano due giudici tributari, un ex militare della Guardia di finanza ed un intermediario tra gli imprenditori ed i giudici. Si aggiungono ad un altro magistrato già in galera per il medesimo reato. L’innocenza costava 60 mila al cliente ed il giudice ne prendeva 5 mila. L’operazione segue ad una identica in cui, a seguito della denuncia di una multinazionale, la Guardia di Finanza aveva registrato il passaggio di denaro. Fin qui i fatti. Ora cerchiamo di inquadrarli. Nel periodo Gennaio-Novembre 2015 le entrate Tributarie hanno registrato un +9,8%. Armonizzando i dati, restiamo su un dignitoso +3,8%. Le entrate da accertamento scendono di -1,3%, ma sono incassi dovuti a pratiche di cinque anni fa, e va fattorizzata una cronica discrepanza tra l’accertato ed il pagato. Lo stato, una volta che ha riconosciuto in te un baro, si immedesima e ti fa gli sconti. Anche Equitalia ha dei limiti alla propria sconfinata ipocrisia. Dicevamo, quindi, che le entrate vanno a gonfie vele. Questo soprattutto per le tasse. Che salgono. Nonostante questo abbiamo comunque un deficit, perché ci ostiniamo a spendere più di quello che incassiamo. Scusate la lunga premessa. Un ultimo dato, continuiamo a crescere pochissimo. Quindi le entrate fiscali sono puro drenaggio di ricchezza. Drenaggio che porta il denaro da chi produce a chi non lo fa. Con un meccanismo tale per cui o ti adegui, e muori, o ti opponi e muori. Solo più lentamente. Soprattutto per le imprese che sfidano i mercati esteri, infatti, i fantasmagorici vantaggi dello Stato Sociale non esistono, ma tutti i suoi pesi sono più che reali. Ora ho davvero finito la premessa. Ottimo, in tutto questo qualcuno si offre, dietro pagamento di trattenere la ricchezza presso chi la produce a scapito della macchina assassina che dilapida i capitali. Anche nota come Stato. In sostanza, si offre di schierarsi dalla parte del produttore di ricchezza, fregandosene della legge. Fregandosene del sistema repressivo. Chiedendo tutto sommato una miseria. L’intermediario è un po’ caruccio, ma non sappiamo di quale cifra si parlasse alla fine. Sono tutti nelle patrie galere. Non sappiamo ancora se a ragione, ma proviamo ad astrarre ed a supporre che siano tutti colpevoli. La loro colpa, lo ripetiamo, è aver lasciato che chi produce si tenga i propri soldi. Ovvio, così gode di servizi senza pagarli. Servizi che non ha chiesto. Che non ha contrattato. E che paga molto più di altri. Perché gli altri, che sono molti di più, secondo il principio una testa un voto lo possono in qualsiasi momento espropriare di tutto ciò che possiede.
Mentre lui, che è una minoranza, non ha alcun diritto. Non uno, di matrice economica. Oh, ha tutti quelli politici, certo. Ma le sue istanze sono di natura perdenti. È solo, gli altri sono molti. È bravo, certo, ma gli altri sono più forti. Quindi non li affronta direttamente. Trova i buchi nel sistema e ci si infila. Qualcuno, nella grande rete che lo confina, apre degli spiragli. Costosi, eh. Il lavoro e la fatica, ma più di tutto i rischi, vanno ricompensati. L’imprenditore lo sa e paga. Questi complici di evasione oggi sono tutti in carcere. Arrestati da fedeli funzionari dello Stato. Questa è una storia di eroi e mostri. Una lotta mortale. Primordiale direi.
Una lotta in cui, talvolta, io e molti altri abbiamo grossa difficoltà a discernere gli uni dagli altri.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,