Cosa stanno aspettando ad abbattere il Palazzo della Morte?

Cronaca

Milano 17 Marzo – Un uomo è morto, nei giorni scorsi, in via Lattanzio. Era senza fissa dimora, e quindi probabilmente si trovava in quella che aveva eletto a casa propria. Un posto dove non avrebbe mai dovuto trovarsi. Un posto che non sarebbe dovuto esistere. In urbanistica i vuoti non esistono. Esistono solo dei pieni in potenza. Via Lattanzio è stata lasciata a riempirsi, giorno dopo giorno, di tutto il peggio che questa città aveva da offrire. Alla Giunta non interessava perché era in una zona a bassa pericolosità. Quindi se ne sono disinteressati. Avevano l’alibi di una istanza di fallimento, di una proprietà incerta e di una situazione precaria, dovuta, tra l’altro, ad una indagine per mafia. E dietro questo alibi si sono nascosti, lasciando che a sobbarcarsi costi, rischi e degrado fossero gli abitanti. Ma era davvero così inevitabile? Non la pensa così Otello Ruggeri del Dipartimento Regionale Sicurezza e Periferie di Forza Italia, che dichiara:palazzo morte

“Il luttuoso episodio avvenuto nell’immobile abbandonato di via Lattanzio, sarebbe facilmente inquadrabile sotto il profilo legale, se a confondere le acque non fossero intervenute le dichiarazioni di vari politici preoccupati di allontanare da sé la responsabilità della mancata sorveglianza e messa in sicurezza dell’edificio. Infatti, dopo tre anni dal rilascio comunale dei permessi edilizi, se uno stabile non è ultimato e non c’è da parte del Richiedente (quindi soggetto noto) una domanda di proroga motivata e la successiva ripresa dei lavori a breve termine, la concessione decade. In pratica lo stabile incompleto ricade nella condizione degli stabili abusivi. Come tale è perseguibile l’ultimo richiedente autorizzato e la pratica deve essere affidata alla magistratura. Progettisti e direttori dei lavori devono essere diffidati, con effetto di sospensione e poi radiazione dall’Albo professionale (per dirne una). La domanda è: esistono questi atti presso gli uffici dell’Edilizia Privata al tempo sotto la responsabilità dell’allora Assessore De Cesaris?”

Se questi atti esistessero, se si fosse potuto intervenire e non lo si fosse fatto, la cosa sarebbe gravissima. Ma non sarebbe forse peggio la totale inerzia? Una mancanza di qualsiasi volontà di risolvere i problemi, tipici di chi si nasconde dietro l’inerzia burocratica. Quel fenomeno, tipico di ogni società sclerotica, di adorazione della forma e disprezzo dell’azione. In sostanza, la firma della Rivoluzione Arancione di fronte a qualsiasi problema non si potesse risolvere con una pista ciclabile o una pastasciutta antifascista. Ecco, via Lattanzio rientra in questa vasta categoria. Ed è stata lasciata a se stessa. Sulle responsabilità penali deciderà la magistratura. Su quelle politiche i cittadini. Ci auguriamo tutti che, alla fine, ci sia un giudice a Palazzo Marino che decida di questa di Giunta e di tutte le sue follie ideologiche e delle sue apatie burocratiche.

 

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