Milano 18 Marzo – Bloccato da oltre un anno in un aeroporto turco e costretto per tutto questo tempo a vivere nella “stanza dei passeggeri problematici” con la costante minaccia di essere deportato al suo Paese d’origine. E’ questo il calvario di Fadi Manosur, un rifugiato siriano che dal 15 marzo 2015 vive in condizioni disumane nello scalo internazionale di Istanbul. Il caso è stato denunciato da Amnesty International che ha sollecitato le autorità turche per la sua liberazione.
Il caso è ripreso oggi da diversi media arabi ed internazionali. Secondo quanto riporta il “Telegraph”, Mansour avrebbe detto ai suoi familiari che sta considerando l’idea di chiedere di tornare in patria, perché “almeno ci muoio una volta ed è finita, invece di morire sempre di più ogni giorno che passo qui dentro”.
Il suo avvocato ha chiesto la sua “liberazione”, da un luogo che secondo Amnesty è costantamente illuminato con luci artificiali.
Durante il suo anno in aeroporto, Manosur è stato aggredito da un altro confinato e ha chiesto di andare in Libano. E’ stato fatto partire, ma le autorità libanesi gli hanno negato l’ingresso rimandandolo indietro in Turchia, riferisce sempre l’Organizzazione internazionale per i diritti umani. Durante questo anno di “prigionia”, secondo il sito arabo “al Bawaba” , Manosur ha tentato di volare anche in Malesia, ma sarebbe stato restituito ancora una volta alla Turchia.
L’uomo è fuggito dalla Siria nell’agosto 2012 – più di un anno dopo l’inizio della guerra civile – per evitare il servizio militare e si era inizialmente trasferito in Libano.
Nessun commento sul caso da parte delle autorità turche. Mansour ha postato su Facebook una sua foto con un cartello che recita così: “Un anno è sufficiente, ho bisogno della mia libertà”. (Askanews)
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