Milano 18 Marzo – L’Italia spalanca le porte all’olio tunisino. E’ di questi giorni la notizia che 35mila tonnellate di olio tunisino entreranno sul nostro mercato senza dazi.
C’è il concreto rischio che un prodotto di scarsa qualità possa finire sulle nostre tavole, con il rischio di danneggiare l’immagine del prodotto per eccellenza della dieta mediterranea, dichiarata dall’Unesco patrimonio intangibile dell’umanità.
Cerchiamo di dare alcuni semplici consigli per evitare di acquistare, in buona fede, dell’olio “tarocco”.
Come possiamo allora tutelarci, evitando di essere truffati e non dovendo rinunciare alle qualità salutistiche dell’olio da olive? Semplice, imparando ad “assaggiarlo”! Allo stesso modo in cui assaggiamo il vino prima di berlo, dobbiamo imparare ad assaggiare l’olio. Solo migliorando la nostra capacità di analisi sensoriale riusciremo a capire che cosa stiamo consumando.
Pur senza diventare degli assaggiatori professioni di olio di oliva, vi diamo alcuni utili suggerimenti di base che vi permetteranno di migliorare le pietanze e la vostra dieta.
1) l’olio da olive deve “profumare”. Se non profuma vuol dire che non è olio da olive ma, ad esempio, olio di semi. E nell’olio di semi non ci sono i polifenoli, antiossidanti naturali per eccellenza che, oltre a combattere i “radicali liberi” dell’organismo, cioè quelle sostanze in grado di attivare forme tumorali e altre gravi malattie, riducono il colesterolo cattivo (LDL) in circolazione nel sangue che così rimane più scorrevole e con meno rischi di infarti.
2) l’olio da olive deve “pizzicare”. Più pizzica, più è buono. Il piccante dell’olio è, infatti, direttamente proporzionale al livello di polifenoli in esso contenuto. E abbiamo visto quanto sono importanti per la nostra salute.
3) L’olio da olive deve essere “amaro”. L’amaro non è un difetto ma un pregio. Deriva dall’oleuropeina. Altra sostanza antiossidante che aiuta a mantenerci sani e giovani. Se l’olio è “dolce” vuol dire che il processo enzimatico ha degradato l’oleuropeina facendogli perdere le sue qualità originarie.
4) non lasciatevi influenzare dal colore: l’olio da olive non deve essere per forza verde. Il colore verde deriva dalla clorofilla, un catalizzatore delle ossidazioni. Per suggestionare il consumatore alcuni produttori aggiungono clorofilla al loro olio che cosi, vedendolo verde, pensano sia più buono. Ricordate, infatti, che le olive verdi e le olive nere non esistono. Le olive all’inizio sono tutte verdi, maturando diventano nere. Non è come l’uva!
E a proposito di indicazioni in etichetta, ricordatevi sempre che la “prima spremitura” non esiste. Esiste solo “l’unica spremitura”. Come per il vino. Avete mai letto “vino da prima pigiatura”?
Buon assaggio a tutti!
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.