Milano 19 Marzo – L’austerità non finisce mai. Basta guardare quello che accade nelle ultime settimane. Renzi, almeno a parole, ha fatto partire nei confronti di Bruxelles un’offensiva senza precedenti. Polemiche con Juncker, critiche alla Merkel, freddezza con Hollande e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo perché? Per ottenere uno sforamento dello 0,3% sugli obiettivi del 2016. In termini concreti significa per il governo avere cinque miliardi in più da spendere. Ma davvero c’è qualcuno convinto che bastino questi pochi spiccioli a rimettere in moto la macchina dell’economia? È chiaro che siamo di fronte ad una gigantesca finzione. Una teatrata che funziona all’incirca così: siccome la ripresa non c’è per colpa di errate scelte di politica economica che nessuno ha il coraggio di correggere (per esempio l’euro) ecco che salta fuori il capro espiatorio a menù: gli immigrati della Merkel, il piano Juncker degli investimenti che non si vede, l’avarizia della Francia che dopo gli attentati pensa solo a se stessa. Tutto questo per non dire la verità e cioè che fino a quando resta la moneta unica non c’è possibilità di recupero. Anche le polemiche contro l’austerità che vedono il nostro governo in prima linea appaiono fumo negli occhi. Che senso ha fare tanta baldoria per avere lo o,3% in più quando Francia e Spagna hanno ottenuto sforamenti del 3%? Non ha nessun senso. Solo fumo negli occhi per celare i veri problemi e cioè che l’austerità è ormai un dato strutturale dell’economia italiana.
La conferma è venuta dai dati dell’export comunicati dall’Istat. Il made in Italy all’inizio di quest’anno ha segnato una brusca battuta d’arresto: -3,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il saldo commerciale (differenza export-import) ha registrato un misero avanzo di 35 milioni, a fronte di 134 milioni nello stesso mese del 2015. Com’è potuto succedere? Non avevano sbandierato ai quattro venti che il dollaro forte e l’euro debole avrebbero messo il turbo al nostro commercio estero? Tutte bugie. Fumo negli occhi. La realtà è un’altra: più della metà delle esportazioni italiane si rivolge ai partner europei. Con la moneta unica il cambio non ha nessuna influenza. Gioca, invece, l’austerità che rende stagnante tutta l’economia continentale. Vuol dire che anche la domanda ristagna dovunque e quindi non ci sono compratori per il made in Italy. Davvero l’austerità non finisce mai.
Blog Ernesto Preatoni
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