La burocrazia e l’illegalità fanno perdere 230 miliardi

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Milano 20 Marzo – Senza burocrazia così soffocante, illegalità diffusa e un sistema economico più produttivo l’Italia potrebbe esprimere una ricchezza, oggi non realizzata, pari a 230 miliardi di euro. Il 16% in più del Prodotto interno lordo attuale del Paese. A fare il calcolo è stata la Confcommercio che ha presentato il «Rapporto, sulle economie territoriali» in occasione del Forum organizzato dalla stessa associazione a Cernobbio. Insomma il Paese cresce poco rispetto ai concorrenti europei nonostante condizioni internazionali favorevoli e la malattia è causata dai difetti strutturali che impattano sugli investimenti e si traducono in un’incapacità di cogliere le opportunità. I responsabili del gap di competitività sono appunto la burocrazia, l’illegalità, le carenze infrastrutturali, una riduzione del capitale produttivo e qualità del capitale umano non all’altezza delle altre realtà europee soprattutto nell’Italia del Sud.«È chiaro -sottolinea il rapporto- che siamo fuori dalla logica sconfortante dello zero virgola, ma deve essere altrettanto chiaro che siamo dentro un esercizio di fantasia, seppure ragionevole. Questi aggiustamenti -secondo la Confcommercio- richiederebbero anni di tempo e in alcuni casi costituiscono un limite difficilmente raggiungibile, per esempio, per quanto riguarda l’accessibilità». L’esercizio rileva però, secondo lo studio «che l’Italia che vorremmo e che davvero potrebbe essere è un’Italia molto più ricca: quindi, qualsiasi miglioramento su questi fronti offrirebbe un beneficio che vale l’impegno di riforma nelle direzioni indicate. L’Italia liberata da eccessi e deficit strutturali – ha aggiunto la Confcommercio- sarebbe anche meno diseguale e si ridurrebbe significativamente la distanza tra regioni e specialmente tra Mezzogiorno e il resto del Paese».

Il secondo esercizio, sempre secondo lo studio di Confcommercio «molto più raggiungibile in tempi brevi» si basa non tanto sulla riduzione dei difetti in modo da diminuire le distanze regionali quanto «sul semplice aggiustamento pari al 5% dei parametri di accessibilità, burocrazie e legalità e una crescita dell’1% sul capitale umano». In attesa di performance migliori Confcommercio vede per il 2016 e il 2017 un Pil reale a +1,6%. A dare slancio a questa crescita sarebbero i consumi con rispettivamente +1,4% e 1,7%. Slancio sostenuto dagli investimenti fissi lordi (+3% e +3,7%), in virtù anche di alcune misure messe in campo con la Legge di stabilità.

Filippo Caleri (Il Tempo)

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