Milano 20 Marzo – Non contiamo davvero nulla in Europa, e non parliamo di calcio, dove tutte le nostre squadre sono state eliminate agli ottavi di finale, fatto storico che non capitava da quindici anni. Ma non contiamo soprattitto a livello politico, incapaci come siamo sia di dettare la linea sui macrotemi in agenda sia di esprimere la nostra sulle decisioni altrui. Ci limitiamo a subire, ad accettare le scelte, a dare il nostro assenso, al più con qualche postilla residuale che nessuno prende in considerazione.
La dimostrazione plastica della marginalità italiana, l’ha data il vertice iniziato ieri a Bruxelles sull’accordo con la Turchia per la gestione dell’emergenza migranti. Qua, alla fine, è passata la linea voluta dalla Merkel per cui la Turchia dovrebbe farsi carico di tutti i rimpatri dalla Grecia, adeguando gli standard di accoglienza dei profughi siriani anche ai migranti di altre nazionalità che al momento non godono delle stesse tutele; in cambio la Turchia continuerebbe a ricevere un sostegno economico europeo, verosimilmente maggiore rispetto ai 3 miliardi già erogati a novembre e qualche significativa accelerazione (anche se qui pesa ancora molto il veto di Cipro) nel processo di adesione all’Unione europea.
L’accordo è ancora in fase di discussione ed oggi infatti il primo ministro turco Davutoglu ha presentato le sue controproposte all’offerta dell’Ue. Ma quello che è certo è che, in tutta la fase di trattative, il nostro Paese non ha mai toccato palla, non ha mai avuto la forza di opporsi all’elargizione generosa di soldi alla Turchia, che finora non ha prodotto alcun effetto benefico sul contenimento dell’ondata migratoria; né è riuscita a ottenere che i criteri che valgono per Ankara varranno anche per altri Paesi da cui rischiano di arrivare i flussi: nella bozza d’accordo non si è fatto minimamente cenno alla necessità di applicare le stesse regole all’Albania, Paese nel quale si concentrerebbero i profughi respinti nei Balcani e desiderosi di giungere in Italia. Ragion per cui non è escluso che, a distanza di 25 anni, si ripeta l’ “effetto Vlora”, cioè l’approdo di massa sulle coste pugliesi di migranti, così come allora arrivarono in migliaia da Tirana a bordo della nave Vlora.
Anche sulle obiezioni nel merito, cioè sulle condizioni da porre alla Turchia perché si giunga all’accordo, Renzi si è limitato ad avanzare una questione del tutto minore in questo frangente: cioè la libertà di stampa in Turchia. Una proposta così fuori contesto che gli altri partner europei (quasi a dare un contentino al nostro premier) l’hanno inserita nelle conclusioni del vertice, senza però farne argomento vincolante per l’accordo. L’ennesima prova che ormai gli altri capi di Stato europei trattano Renzi come un fratello minore, dispettoso ma ininfluente, senza mai coinvolgerlo nelle decisioni che pesano, dalla possibile uscita della Grecia al contrasto comune al terrorismo. Lo hanno già rottamato, senza che lui se ne sia accorto o almeno che lo abbia ammesso, avvezzo com’è a fare il decisionista a casa nostra. Ma fuori dai confini patrii, altro che battere i pugni sui tavoli, i pugni se li prende in faccia: accetta e ubbidisce buono buono. Facendosi dettare le regole dagli altri.
Non solo in politica estera, purtroppo, ma anche in politica economica. Basti guardare quello che sta accadendo a proposito dell’imposizione di nuove accise sul vino, di cui dà conto oggi Libero. L’Europa avrebbe deciso di eliminare in un sol colpo le agevolazioni doganali per i piccoli produttori di vino (e in Italia le imprese vinicole hanno quasi tutte dimensioni medio-piccole), condannando anche loro a pagare le tariffe sull’export. Ciò avrebbe ricadute devastanti sul commercio fuori dall’Italia, se si pensa che noi esportiamo circa la metà del vino prodotto (20,2 milioni di ettolitri su una produzione annua di 48,9). Ma l’Europa del libero scambio e delle libere merci è brava soltanto a introdurre dazi e imporre accise sulle esportazioni, penalizzando i prodotti di Stati più deboli come il nostro.
E in tutto questo Renzi china la testa. Che siano cose turche o faccende di vino, lui dice sempre e soltanto “signor sì”. Tanto sa che, anche se dicesse di no, nessuno si curerebbe di lui…
Gianluca Veneziani (L’Intraprendente)
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