La risposta dell’Europa è mettere in campo più Europa

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Milano 24 Marzo – Gli attentati di Bruxelles sono un atto di guerra non contro il Belgio ma contro l’intera Europa. L’osservazione è scontata se non banale. Ma serve per porre una questione che non è affatto scontata o banale. La guerra all’Europa è nei fatti ma esiste una Europa che dopo aver subito l’aggressione sia in grado di reagire adeguatamente?

La violenza terroristica di Bruxelles pone in maniera brutalmente e tragicamente concreta il problema dell’esistenza politica dell’Unione europea. Un problema che non si risolve con un’ennesima raffica di vertici assolutamente inutili in cui ogni Premier dell’Ue si esibisce ad uso e consumo dell’elettorato del proprio Paese, ma solo affrontando in maniera concreta il problema dei profughi ed avviando in tempi brevissimi la formazione di Forze Armate Europee in grado di dare riforma, peso e concretezza a qualsiasi strategia politica venga assunta dal vertice della Ue. La questione dei profughi non si risolve con la chiusura delle frontiere ad opera dei singoli Stati e con lo stanziamento di qualche miliardo di euro a beneficio della Turchia per creare giganteschi campi profughi a ridosso della frontiera con la Siria.

L’Europa, se vuole dare un segno di esistenza e di lungimiranza, è obbligata a predisporre un grande piano di sostegno e di sviluppo di tutti i Paesi del Medio Oriente, della costa meridionale del Mediterraneo e dell’Africa interna disposti ad accettare interventi militari internazionali di pacificazione per poter avviare processi di ricostruzione ed assicurare, con la speranza di un futuro dignitoso, la permanenza nei rispettivi territori di chi fugge la fame, la guerra e la miseria.

Serve, in sostanza, un Piano Marshall e serve una forza miliare capace di combattere adeguatamente il terrorismo in tutte le forme in cui si manifesta, anche e soprattutto quella statuale del Califfato islamico. La tragedia di Bruxelles può essere lo stimolo per incominciare a perseguire questi due obiettivi. Il sacrificio delle vittime può non essere vano!

Arturo Diaconale (L’Opinione)

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