Milano 24 Marzo – Tutti, per primi i pensionati, sanno che c’è stata una grave ingiustizia in relazione alle pensioni. Ancora un volta, il Governo Renzi ha colpito i più deboli. Ma facciamo un breve riepilogo dell’antefatto e il punto della situazione. Nel 2011, il Governo Monti (con il D.L. 201 del 6/12/2011 – legge Fornero 214 del 22/12/2011) ha bloccato la rivalutazione delle pensioni per gli anni 2012 e 2013 per i pensionati che percepivano una pensione di importo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS dell’anno precedente corrispondenti a circa € 1.090,00 nette mensili, nonché riduceva a 5 anni (dai precedenti 10) il termine di prescrizione. Di conseguenza il diritto alla giusta pensione (ossia la perequazione) inizierà a prescriversi dal gennaio 2017. Anche se non strettamente necessario, per i motivi che più avanti verranno esposti, è possibile, ed opportuno, inviare una messa in mora all’ente previdenziale per interrompere la prescrizione.
Contro il blocco della rivalutazione delle pensioni, la Corte Costituzionale, a seguito di diversi ricorsi presentati dai pensionati, ha stabilito (con la sentenza n. 70 del 30/04/2015) l’incostituzionalità dell’art. 24, comma 25, della Legge Fornero dando il diritto ai titolari dei trattamenti pensionistici interessati di richiedere gli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione, nelle misure stabilite dalla norme precedenti. La decisione della Corte avrà effetti anche sugli importi degli assegni pensionistici spettanti per tutta la durata della vita del pensionato. La Corte Costituzionale, nel dichiararla illegittima, ha infatti ritenuto che con la Legge Fornero sono “stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso”, intaccando i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione (artt. 36, primo comma, e 38, secondo comma). In conseguenza alla sentenza della Corte, i diritti dei pensionati sono stati riacquistati con effetto retroattivo, ossia come se la legge Fornero, su tale punto, non fosse mai stata emessa. Tutto risolto? I pensionati possono stare tranquilli? Ovviamente no. Il Governo Renzi, lungi dal ridare il mal tolto ai pensionati più deboli, aggira – con una certa scortesia istituzionale – la sentenza della Corte Costituzionale con il D.L. n. 65/2015 con il quale viene riconosciuto solo in parte quanto dovuto ai pensionati (ossia la perequazione) operando però un ulteriore taglio progressivo dell’indicizzazione (quindi l’adeguamento) delle pensioni fino al 2018. Contro il Decreto Renzi i pensionati hanno presentato altri ricorsi alla Corte Costituzionale per far si che questa si pronunci (nuovamente!) sull’illegittimità di tale normativa. L’INPS, dal canto suo, nell’agosto 2015 provvedeva in parte a rispettare la sentenza della Corte Costituzionale, applicando però il Decreto Renzi. Di conseguenza, solo un quarto dei pensionati aventi diritto hanno percepito il c.d. bonus Poletti, mentre il rimanente 75% dei pensionati è rimasto a bocca asciutta. Ma vi è di più. Per scoraggiare il pensionato a chiedere quanto gli è dovuto, l’INPS inviava un messaggio agli Istituti di Patronato (Mess. 12.6.2015 n. 4017) con il quale gli informava che le pratiche relative alla ricostituzione dei trattamenti pensionistici non verranno considerate valide ai fini del finanziamento dell’attività espletata dagli Istituti di patronato. Ossia, per le pratiche dei pensionati in questione non verranno dati i soldi ai patronati. Un buon modo per scoraggiare (o impedire) che tali domande venissero presentate. Provate a chiedere ai patronati, per verificare. Il punto adesso è questo: in attesa di una nuova sentenza della Corte Costituzionale che dichiari l’illegittimità anche del Decreto Renzi, e dunque il diritto di tutti i pensionati di riavere quanto a loro spettante senza dover necessariamente fare ricorso, conviene inviare una lettera di diffida e messa in mora all’INPS di competenza per potersi garantire altri 5 anni la possibilità di far valere i propri diritti. Come si dice: una raccomandata a/r ne vale sempre la pena.
Bruno M. Caterina
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