Milano 26 Marzo – Ieri sono uscite le motivazioni con cui la Corte aveva bocciato la legge Regionale che stabiliva una ferma differenza tra religioni concordatarie e non. Per i giudici non dovrebbero esistere differenze tra i culti. Il che, in un mondo ideale è verissimo. In un mondo ideale non esistono nemmeno le guerre. Non esistono le violenze. Ed a Molenbeek tutti amano la comunità Ebraica. Nel mondo reale, invece, a Bruxelles è rimasta aperta una sola Sinagoga ed è protetta come un forte in guerra. Nel mondo reale, inoltre, non esiste l’Islam. Come non esiste il Cristianesimo. Esistono una serie di confessioni religiose, ed ognuna ha una sua storia. Il concordato, come meccanismo, doveva servire esattamente a questo, a gestire il rapporto tra una fede e lo Stato.
L’Islam non sarà mai una religione concordataria, come non lo saranno una grossa serie di filoni al suo interno. I Salafiti, ad esempio. Ma nemmeno i Wahabiti. Per la suprema corte, in ogni caso, persino i predicatori dell’Isis possono reclutare indisturbati finché non vengono scoperti. Il piccolo problema di tutto questo è che potrebbero non esserlo mai. Inoltre, la struttura Sunnita di liberi predicatori erranti rende il problema ancora più vasto, perchè persino gruppi pacifici possono essere facilmente infiltrati.
La verità, ed il caso Franco Belga lo dimostra senza possibilità di errore, è che nessun sistema legale è preparato a gestire una religione che continua, tenacemente, a considerare il Diritto Divino superiore a ed inemendabile da quello umano. Di più, siamo di fronte ad un religione che ha quasi immediatamente sviluppato uno Stato, senza mai farlo evolvere giuridicamente. Tra l’Islam antico e quello illuminato e Medioevale c’è infatti una netta cesura che ha portato gli eredi spirituali a rivolgersi ai giorni antichi di gloria, trovando nel Corano e negli Hadith, i detti del Profeta, indicazioni estremamente precise in tema di economia e persino di odontotecnica. È, dunque, impensabile qualsiasi mediazione per la radicale differenza tra i due sistemi: quello giudaico cristiano, persino quando il papa era Re, vede tra civile e religioso una differenza. Poi si può discutere di chi sia più importante, ma la lotta tra Papa ed Imperatore nasceva dal presupposto che, Santo Cielo, erano figure differenti. Ed anche quando il Basileus, come a Costantinopoli e poi nella Comunione Ortodossa, era anche il capo della Chiesa (o come nella Comunione Anglicana), le strutture civili e religiose eran ben separate. Nell’Islam no. Quindi chiedere ai credenti islamici “solo” di seguire le nostre leggi, è utopico. Ovvio, non per tutte le correnti di pensiero. Ma queste correnti non hanno la forza per uscire dal maelstrom degli estremisti. Esistono, certo i moderati. Ma restano prima Islamici e poi moderati.
La proposta della sinistra di integrarli, importando integralmente il loro sistema e poi adeguandolo ai nostri standard, che questa sentenza eleva al rango costituzionale, non può funzionare. Perchè si basa sull’idea che tra il loro modo “arretrato” di vedere il mondo, ed i benefici sociali di vivere qua, sceglieranno sicuramente i secondi. È quello che è stato fatto con la Chiesa con l’aborto. La Chiesa ha ceduto. L’Islam ha cominciato a piazzare bombe. È interessante, comunque, che sul tema i grandi laici, i Radicali e tutti i materialisti che davano lezioni sull’odio religioso siano completamente silenti. Avrebbero voluto chiudere le Chiese. Avrebbero voluto imporre il divieto di obiezione di coscienza per i medici non abortisti. Avrebbero voluto umiliare il clero. Ma di fronte all’Islam tacciono. Strano, eh?
In ogni caso, il sunto della sentenza è l’ennesima resa di fronte al problema Islam, con la consueta fuga dalla realtà, pur di non affrontarla. Quel che i giudici non capiscono è che la realtà, ahinoi, ha le gambe lunghe ed è allenata per la maratona.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,