Milano 30 Marzo – Leggendo rassegne e comunicati stampa della politica delle ultime settimane si scopre fin troppo facilmente la ragione della confusione che regna sovrana in Europa, la mancanza di realismo politico. Una percezione che si nota benissimo laddove le situazioni critiche toccano l’apice, come nel caso del contrasto al terrorismo o ancora di più sul dossier immigrazione. L’assenza di realismo è conseguenza sicuramente di istituzioni comunitarie carenti, di stati nazionali decadenti, ma anche, e forse soprattutto, causa di una classe politica priva come non mai in passato di statisti lungimiranti, con visioni condivise e con capacità manovriere all’altezza. Eppure il realismo è la spina dorsale delle relazioni internazionali da che mondo è mondo, la lezione numero uno nelle scuole di strategia e di relazioni e politica internazionale. Una tradizione di pensiero che affonda le radici nella notte dei tempi, da Tucidide a Hobbes passando per Machiavelli, per tacere dei pensatori americani del secondo dopoguerra del secolo scorso come Carr, Morgenthau e Waltz. Si parla, si discute fino alla noia di idee e problematiche morali e sociali, ma alla fine non si capisce, o si fa finta di non capire, che è l’interesse nazionale l’elemento che deve prevalere. Chi non lo capisce, chi perde tempo, chi esorcizza l’argomento, soccombe. Difficile identificare un interesse nazionale condiviso in Italia, e da quel dì, figuriamoci in Europa. Un obiettivo, l’interesse nazionale, sacrificato quasi sempre sull’altare dell’ideologia, del futile interesse di parte, per non dimenticare gli errori macroscopici di valutazione indice di una classe politica a corto di cognizioni storiche e strategiche. Un console americano mi diceva tanti anni fa che i loro analisti tenevano sotto controllo l’Eni, la Fiat e altre grandi aziende per capire l’interesse nazionale italiano. Un deficit politico e storico che accomuna un po’ tutti, media compresi. Si perde di vista facilmente il bandolo della matassa a beneficio di ricostruzioni fantasiose, dietrologia, complottismo. Un mix dagli esiti quindi devastanti. Chi non sa scrivere di storia, chi non capisce nulla di relazioni internazionali, la o le inventa, si rifugia nei retropensieri, nel complotti, nell’ideologia, nel revisionismo da social network. Tipico di tanti pennivendoli e scribacchini, ma anche di politici falliti o di tanta gente che non è stata mai capace di essere eletta da nessuna parte ed è pertanto sempre in cerca di un palcoscenico. Problemi internazionali, mancanza di realismo e conseguenze nella vita di tutti i giorni, con problemi rimpallati sul territorio. Gli immigrati non so dove metterli, non so cosa farne? Passo la patata bollente alle regioni, affari loro, addirittura attraverso la longa manus dei prefetti giusto per non bruciarmi politicamente e a livello di consenso visto che sono bombe mediatiche le cui schegge non si sa mai dove vanno a colpire. Con la conseguenza che problemi enormi e che attengono alla sfera dell’interesse nazionale finiscono sulle scrivanie dei parrucconi della burocrazia, insensibili al consenso, ma anche alle elementari logiche economiche o degli equilibri di potere locali. L’apice di questa scriteriata operatività è stata la destinazione di parte dell’area Expo per l’accoglienza di pseudo profughi, destinando quindi il territorio più pregiato del paese ad un utilizzo che sicuramente ha ripercussioni fortemente negative sul dossier dopo-Expo. Che, come è noto a tutti, rappresenta il volano principale per lo sviluppo della Lombardia e non solo. Un danno di immagine devastante, oltre al resto. E qui non c’è solo la mancanza di realismo politico, non si ragiona proprio, non si è nemmeno capaci di osservare. Fortunatamente in questo caso la Lombardia ha fatto sistema. La protesta veemente di politica ed istituzioni locali e di tanti media ha con molta probabilità stoppato l’escalation di ospiti e tra poco quelli già arrivati saranno trasferiti altrove. Un corollario pragmatico. Il blogger milanese Daniele Bellasio, commentando le stragi di Bruxelles e di Lahore ricorda una efficace citazione di don Luigi Giussani per capire ed inquadrare meglio questi recenti eventi violenti di matrice islamica. La citazione del fondatore di Cl è tratta da “Riflessioni sulla condotta della vita” di Alexis Carrel: “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”. Fin troppo chiaro. Lasciamo perdere interpretazioni politiche e geopolitiche di qualsiasi conio, quasi sempre viziate da ideologia se non da interessi spiccioli, ma osserviamo la realtà, ciò che accade realmente. E agire di conseguenza.
Claudio Bollentini (la Bissa.com)
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