Milano 31 Marzo – C’era una Milano devota, attenta, sensibile al viandante che passa, teneramente vicina. C’era l’espressione spontanea di un’arte povera dipinta sui muri che rappresentava un pezzo di cuore di questa città. Arte sacra per ricordare, per salutare, per augurare. Nata per volontà di anonimi artisti, probabilmente nell’ottocento, rappresenta l’anima popolare di una tradizione che va conservata. Ma per l’incuria e la disattenzione, questi dipinti stanno scomparendo nell’indifferenza colpevole di chi potrebbe restaurarli. Giuseppe Tesorio sul Corriere in modo accorato e partecipe fotografa la situazione “Sopravvivono poco più di duecento pitture murali (nella cerchia interna, ne abbiamo contate 42, col beneficio dell’errore) e 9 crocette, escluse le edicole votive nei cortili di molti vecchi condomini. Solo nel primo tratto del Naviglio Grande, a proteggere la movida dei giovani, restano ostinate alle pareti ben quattro pitture. Al numero 5, affacciata al balcone, c’è una Maria col Bambino e due angeli. Più giù, sul bistrot all’angolo con via Argelati, le tracce di un altro affresco naif. Al 12, dopo il vicolo dei Lavandai, due angeli genuflessi al Sacro Cuore. Al 4, una Beata Vergine. In via Gentilino 6, al Ticinese, in viale Monte Nero, all’altezza della Besana. Sull’angolo della «Ca’ di tencitt» (la casa dei carbonai, in vicolo Laghetto) sopravvive la Madonna Assunta, con i Santi Rocco (e il cane), Carlo e Sebastiano, ai piedi la pianta del Lazzaretto. Al Cristo crocefisso, alle Colonne di San Lorenzo, è scomparso il teschio ai piedi della croce. Un altro crocefisso su via Sant’Eufemia è, per fortuna, ancora bellissimo. In via Conchetta 20, in corso Italia (chiesa di San Celso), in via Ascanio Sforza 21, in via Comune antico 65, in tutta la città.” E fa rabbia che la Giunta Pisapia trovi fondi, (quasi 100.000euro per la zona 2 e la zona 8) con la giustificazione della “coesione sociale” in attività da svolgersi nei centri di aggregazione giovanile, per insegnare a fare murales! Per farla breve il Comune arancione ha pensato bene di formare nuove crew di graffitari, giusto perché ce ne sono pochi a Milano e vanno aiutati con progetti finanziati dal pubblico. Perché le bombolette e i docenti per graffitari costano, perché della città più popolare e tradizionale non importa nulla, perché il sacro non è “roba” che interessi, perché quel mondo giovanile vota a sinistra.
Ma, forse, “educare” i giovani comporta anche rivalutare la cultura e la tradizione di cui siamo figli. 100.000 euro sono tanti…perché non destinarli almeno in parte alla memoria e alla sopravvivenza della nostra cultura più popolare?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano